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Elezioni, Pd travolto: Leonelli paga per tutti e si dimette, incubo cappotto Comuni-Regione

Dimissioni del segretario regionale democratico. Tra pochissimo si rivota. La prossima settimana la decisione: congresso anticipato o reggenza

Uno per tutti. Giacomo Leonelli salda il conto delle elezioni da incubo e si dimette da segretario regionale del Pd dell’Umbria. Il giorno dopo l’onda azzurra neanche la magia dei resti e i quattro eletti (poteva andare peggio, molto peggio) alla Camera e al Senato inzuccherano la pillola in via Bonazzi. Perché adesso, a stretto giro di posta, ci sono le elezioni amministrative. Tipo Terni, Umbertide e Spoleto. Non esattamente una passeggiata di salute (visti i risultati delle elezioni 2018). E poi Perugia nel 2019 e la Regione Umbria nel 2020. 

VIDEO Elezioni 2018, Pd travolto. Leonelli lascia: "Abbiamo perso, è giusto che me ne vada a casa"

Elezioni 2018, le meraviglie del gioco dei resti: tutti gli eletti in Umbria alla Camera e al Senato

L’incubo del cappotto appena subito – con cinque collegi uninominali persi in malo modo – si allunga a dismisura. Perché “noi abbiamo fatto una campagna elettorale vera – dice Leonelli – Lega e Movimento 5Stelle no, non ne avevano bisogno. E’ una sconfitta che si inserisce in un trend nazionale”. Ma il passo indietro del segretario c’è, è vero e non post datato: “Abbiamo perso, è giusto che me ne vada a casa. Mi dimetto per  dare un segnale forte ai simpatizzanti, gli iscritti, i militanti e gli elettori che si sono spesi per questa campagna elettorale, sottraendo tempo alle famiglie e a loro stessi. Vedere questa Umbria tutta blu è un colpo al cuore”.

Le dimissioni, “il venir meno del segretario regionale servirà, spero, ad aprire dentro il partito una valutazione franca, senza tatticismi,  senza alibi, senza approcci figli delle dinamiche interne. All’Umbria serve un dibattito vero, non possiamo prenderci in giro sulle cause che hanno determinato la sconfitta. Abbiamo delle scadenze importanti e dobbiamo capire come affrontarli. Quattro comuni importanti andranno al voto tra poco, tutti i comuni nel 2019 e poi le regionali nel 2020. Serve non perdere troppo tempo. Serve un lavoro sull’umiltà, faccio un passo indietro per allentare le tensioni interne, che vanno appianate il prima possibile”.

Quindi, cosa si farà: “La prossima settimana ci sarà la direzione regionale e si sceglierà come procedere: congresso anticipato o reggenza”. Una scelta “che sarà determinante per affrontare i prossimi appuntamenti elettorali, dove c’è ancora molto da fare”.  Ci sono “le coalizioni da ricostruire, visto che il nostro alleato storico (i Socialisti, ndr) ha precisato più volte che considera conclusa la sua esperienza politica con noi e il centrosinistra. Il Partito Democratico dovrà ripartire dal dialogo con chi ci ha aiutato in questa campagna elettorale (Civica Popolare e Insieme, ndr)”. Un tema “di cui si occuperà la direzione regionale, non io”. Il problema della coalizione c’è e pesa come il cemento armato: “Non abbiamo più alleati a sinistra che possano portarci alla vittoria e al governo dei Comuni e della Regione. Ora è ufficialmente una regione contendibile”

E ancora: “Io non ho cercato questa candidatura, è stata una scelta nazionale”, specifica Leonelli, “nonostante qualcuno abbia cercato di far passare questa idea”. Ma “su questa cosa ho messo la faccia, ce l’ho messa tutta e non ho rimpianti per questa campagna elettorale. Il Movimento 5Stelle e la Lega non hanno avuto bisogno di fare nulla, hanno beneficiato di un trend nazionale. La Lega cinque anni fa aveva il 2 per cento, ora è il 20 per cento. Si è innescato un clima nazionale a cui abbiamo dato le peggiori risposte possibili, che non sono entrate nelle orecchie degli italiani. Il clima nazionale è rimasto e noi non siamo riusciti a cambiarlo”.

E sulle candidature c’è qualche altro sassolino che Leonelli scaglia via dalle scarpe: “Non vedo come il consenso personale di qualcuno potesse riuscire a cambiare l’esito di queste elezioni. Nel mio collegio, che è quello dove siamo andati meglio, la forbice è di 8mila voti. Siamo immersi in un trend nazionale. Anche i partiti del centrodestra radicati sul territorio, come Fratelli d’Italia, non hanno fatto un risultato super, anche se Prisco è stato eletto”. Il tema delle liste “ha creato delle tensioni di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma sono certo che gli esclusi e anche chi ha vissuto questa esclusione come un’ingiustizia abbiano fatto la loro parte e per questo li ringrazio”. Tra pochissimo si rivota. Altro giro, altra corsa. Per il Pd dell’Umbria è di nuovo la prova del nove, in casa e senza appello. Nuotare o affogare.

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