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Relazione Bracalente, l'Umbria in crisi nera scivola lontano dal Centro Italia

L'ex Presidente della Giunta regionale firma una delle più lucide relazioni sui mali storici e attuali dell'Umbria: ecco perchè siamo ormai una regione del Sud: turismo, dipendenti pubblici, pil e occupazione


Stiamo scivolando pericolosamente fuori da quella macro-regione del Centro Italia che andava tanto di moda un paio di anni fa quando il federalismo sembrava essere l'unica religione politica che accumunava centrodestra e centrosinistra. La piccola Umbria sta tornando ai primi anni '70 quando era sotto di 23 punti del Pil della vicina Toscana. Lo scivolamento pericoloso verso il "sud" del Paese è stato messo nero su bianco da una relazione autorevole dell'ex Presidente Bruno Bracalente - ora numero uno di PerugiAssisi Capitale Europea 2019 - data alla Presidente Catiuscia Marini nell'ambito del convegno dell'associazione degli ex consiglieri regionali dell'Umbria. Il Centro Italia si allontana su molti fronti: da quello del turismo, dei costi della macchina pubblica fino ad arrivare al sistema produttivo. I dati storici confrontati con quelli attuali parla di una crisi che viene da lontana e che è stata coperta con un benessere che ora sta sparendo drammaticamente dalle mani delle famiglie e dei lavoratori umbri. 

TURISMO - Il settore che tira molto, il turismo, in Toscana e nelle Marche da noi è ancora tutto da scrivere prima che diventi trainante e copra i buchi occupazionali lasciati dall'industria e dalla moria delle piccole e medie imprese: "Il percorso è da considerarsi tutt'altro che compiuto. La ancora insufficiente capacità del turismo di creare reddito e occupazione (un turismo a bassa spesa, a basso valore aggiunto), il non essere ancora motore determinante nell'economia della Regione, è uno dei problemi strutturali di oggi e in prospettiva futura"

OCCUPAZIONE E INDUSTRIA - "L'Umbria in questi anni si sta allontanando delle Regioni Centro Settentrionale del Paese. In realtà come abbiamo visto è dai primi anni '80 che stenta a tenere il passo. Tuttavia, tra alti e bassi, fino al 2001 era ancora vicina al livello medio del Paese (1.6 punti percentuali in medo di Pil per abitante). Ma la crisi degli ultimi quattro anni sommata a quella del quadriennio 2002-2005 ha portato questo divario a 7.7 punti. Per effetto di una minore produttività ma anche e soprattutto perchè ha continuato a ridursi il vantaggio nella capacità del sistema produttivo di creare occupazione. E insieme alla occupazione, la prolungata crisi ha ridimensionato anche il livello relativo del tenore di vita della popolazione. La stessa pro-capite delle famiglie che nel 2001 era di 1.7 punti in percentuale sotto la media nazionale ora è sotto di 8.5 punti (da cui il rilevante ampliamento dell'area della povertà relativa documentato di recente Aur).

DIPENDENTI PUBBLICI - Nel 1970 l'Umbria era sui livelli di occupazione pubblica della Toscana e della media del Centro Nord (5,4 unità di lavoro su 100 abitanti) ma nei primi anni '90, mentre la Toscana resta allineata alla media del Centro Nord, l'Umbria si porta 9.8: un di più che in termini assoluti è di circa 18mila unità di lavoro.

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