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Consiglio comunale, scontri tra Polizia e studenti, non passa la mozione contro le forze dell'ordine: "Applicate le regole"

Maggioranza compatta e il poliziotto-consigliere comunale Pici spiega come sono andate le cose e i momenti critici dell'intervento

La maggioranza di centrodestra più civici ha respinto la mozione dell'opposizione che chiedeva di condannare l'intervento delle forze dell'ordine contro alcuni gruppi studenti che manifestavano nelle città italiane, in particolare a tutela della Palestina nel conflitto in corso con Israele. La nostra città – ha spiegato il consigliere Nicola Paciotti  - non può esimersi dal condannare una degenerazione nella gestione delle manifestazioni, legali e pacifiche, a maggior ragione se queste camminano sulle gambe di giovani donne e uomini che rappresentano il nostro futuro, armati solo delle proprie idee e della volontà di costruire un mondo più giusto, pacifico e rispettoso del nostro prossimo, un mondo in cui nessuna donna, nessun uomo e nessun bambino subiscano prevaricazioni, limitazioni o morte per mano di un altro uomo". In base a questo la mozione delle sinistre chiedeva di impegnare l’Amministrazione: "a condannare le cariche delle Forze dell’Ordine verso manifestazioni pacifiche non giustificate dall’immediatezza dei fatti e non accettabili in un paese libero e democratico come l’Italia; ad attivarsi presso il Governo e, nello specifico, il Ministero dell’Interno affinché richieda la massima chiarezza circa i fatti degli ultimi giorni e il massimo impegno affinché non accadano più, con atti concreti a tutela delle garanzie costituzionali sulle quali si fonda il nostro Paese".

Dai banchi di Fratelli d'Italia è arrivato un no deciso alla mozione pro-studenti. Il capogruppo Michele Nannarone ha detto che "è noto che le forze dell’ordine, come consentito dal Tulps (art. 20), siano costrette ad utilizzare la forza quando le adunanze diventano sediziose. Ed infatti il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza prevede che l’autorità possa utilizzare la forza, dopo aver cercato di far desistere i soggetti dai loro intenti, in tre casi: vincere una resistenza, impedire violenze e impedire la commissione di gravi delitti". Secondo Nannarone nel caso di Pisa, ha concluso Nannarone, le forze dell’ordine sono state costrette ad intervenire quando i manifestanti hanno cercato di sfondare il cordone di polizia, circostanza che, ai sensi del Tulps, integra l’ipotesi del “vincere una resistenza”. Da qui il voto contrario alla mozione.

Il capogruppo di Progetto Perugia Francesco Vignaroli ha sostenuto che in Italia, in quanto Stato democratico, la polizia interviene sempre a ragion veduta; ciò è avvenuto anche nel caso di specie quando vi è stato il tentativo dei manifestanti di sfondare il cordone delle forze dell’ordine. Per Vignaroli è quindi non opportuno che il Consiglio comunale approvi la mozione andando a screditare l’operato della forza pubblica a fronte di un comportamento violento da parte dei manifestanti, indipendentemente se giovani. Ciò ritenendo che il ruolo delle forze dell’ordine sia fondamentale in un regime democratico come è
quello italiano.

Il poliziotto, ora consigliere comunale, Massimo Pici (Progetto Perugia) anche alla luce della sua pluriennale esperienza professionale, ha fornito un quadro della vicenda di Pisa, spiegando come lì qualcosa non abbia funzionato per il verso giusto. Pici ha riferito che il Tulps prevede l’obbligo di richiedere l’autorizzazione a manifestare almeno tre giorni prima per consentire all’autorità (questore) di verificare la portata
della manifestazione e verificare la sussistenza delle risorse necessarie per garantire l’incolumità dei manifestanti, assoluta priorità dell’operato delle forze dell’ordine. Nel caso di specie non c’è stata alcuna autorizzazione il che comporta che i manifestanti siano stati condotti dagli organizzatori allo
sbando, percorrendo vie strettissime che l’autorità mai avrebbe approvato a causa delle implicazioni
legate alla sicurezza. Alla fine della via era presente un cordone di polizia che i manifestanti hanno cercato di sfondare costringendo le forze dell’ordine ad utilizzare la forza per ripristinare la situazione di sicurezza propria e degli stessi manifestanti.

L’intervento, dunque, dal punto di vista tecnico e normativo è stato perfetto perché altro non si poteva fare. Sarebbe stato ben più grave, ha continuato Pici, se di fronte ad un tentativo di sfondamento le forze dell’ordine si fossero messe da parte facendo passare i manifestanti. Altro fatto secondo Pici è che dopo la vicenda tutti i poliziotti si sono riconosciuti nei filmati ed autodenunciati, cosa che non hanno fatto né i manifestanti né, tantomeno, gli organizzatori del corteo. Pici ha concordato solo su un fatto ossia che la politica è intervenuta sulla vicenda, ma non prima bensì dopo i fatti: ed infatti è gravissimo che, il giorno successivo i fatti di Pisa, le forze dell’ordine siano state mandate ad operare in altre manifestazioni senza scudi e manganelli, agendo con le sole mani.

La consigliera Elena Ranfa (PD) ha rimarcato, infatti, che nessuno ritiene che le forze dell’ordine debbano essere offese o oltraggiate, visto che hanno il compito importantissimo di tutelare la collettività e per questo dovrebbero essere retribuite adeguatamente. La mozione, tuttavia, si limita a chiedere che si faccia chiarezza su quanto successo, facendo emergere le eventuali responsabilità di chi ha sbagliato, agente o manifestante che sia.
Certamente l’immagine di giovani feriti e percossi non è stata piacevole, tanto da aver sollevato la
reazione dello stesso presidente della Repubblica.

Gino Puletti (Progetto Perugia) ha sostenuto che l’opposizione fa finta di non capire: continua – ha commentato – a parlare di manifestazione pacifica e non violenta, quando invece è accaduto l’esatto contrario. Ha quindi invitato i proponenti a non giustificare sempre e comunque i giovani in quanto tali, perché ciò ingenera albi quando il dato incontrovertibile è che in democrazia le regole vanno rispettate. Quei giovani di Pisa, invece, le regole non le hanno rispettate, determinando la legittima reazione delle forze dell’ordine.

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