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"Cacciato due volte per aver difeso il sindaco Romizi", Felicioni abbandona la Lega Nord

Il consigliere comunale lascia il Carroccio (tra le polemiche) e "torna a casa": entra in Fratelli d'Italia. Anche Tassi dà l'addio

“Io ci ironizzo, ma sono l'unico caso in Italia. Sono l'unico esponente della Lega Nord a essere stato cacciato due volte”. E sbatte la porta. Il capogruppo del Carroccio al consiglio comunale di Perugia, Michelangelo Felicioni, se ne va. Lascia la Lega e “torna a casa”, come dice lui. Ovvero: Fratelli d'Italia.

Attenzione, che il trasloco non è dei più tranquilli. E' uno strappo in piena regola. Insieme a Felicioni c'è anche l'oramai ex commissario di Perugia Alessandro Tassi. E se il presidente della IV Commissione del Comune di Perugia diventa un Fratello d'Italia, Tassi al momento non ha ancora deciso. Ma la sostanza è uguale: addio Lega Nord. Nota a margine: le due lettere di espulsione recapite a Felicioni e quella di sospensione destinata a Tassi sono firmate in calce dal Senatore Candiani, Commissario Regionale della Lega Nord Umbria. Il vertice, insomma.

“Ringrazio il cielo per quello che sono – ha commentato Felicioni – italiano e parte integrante di questa Amministrazione, cui mi sento di rinnovare la fiducia partendo dal sindaco Andrea Romizi, cui mi lega grande stima ed amicizia. Sono convinto, infatti, che l’opera di rinnovamento della città che l’attuale Amministrazione sta portando avanti a Perugia debba continuare”.

Le motivazioni alla base dell'addio? “Perché sono disobbediente, in quanto non ho voluto oppormi al sindaco ed alle sue linee programmatiche. Secondo i vertici della Lega, in sostanza, avrei dovuto mettere in difficoltà il sindaco in consiglio comunale anche tramite ordini del giorno per cancellare, strumentalmente, quanto di buono si sta facendo, ossia il progetto per una ristrutturazione complessiva della città dopo tanti anni di governi di centro-sinistra discutibili. Insomma volevano che mettessi in cattiva luce tutto quanto di positivo l’Amministrazione Romizi sta realizzando. Inconcepibile”.

E non è finita qui. Il secondo motivo dell’espulsione – ha chiarito Felicioni – risiede nella mancata partecipazione alle elezioni provinciali; “un confronto elettorale che ho sempre contestato perché non vi era la volontà nel centrodestra di vincere”. 

Infine il terzo ed ultimo motivo. “Mi hanno imputato di essere troppo italiano”. Non è una battuta: “Venivo invitato, infatti, a non esporre nei gazebi della Lega il Tricolore, ma questo per me è inaccettabile. Così come è inaccettabile chiederci di uscire dalla maggioranza senza una motivazione logica: dopo 70 anni di dominio della sinistra e tante battaglie all’opposizione, perché dovremmo gettare al vento l’occasione di cambiare le cose stando al governo della città?”.

Come rappresentanti della Lega a Perugia “abbiamo lavorato tantissimo – ha confessato Felicioni – costituendo sezioni, facendo tesseramento, assemblee pubbliche e gazebi. Tutte cose che sono passate in secondo piano”. E ancora: “Avevo scelto la Lega – continua Felicioni – in quanto “illuminato” dai discorsi di Salvini: la sua passione mi aveva coinvolto soprattutto perché si collocava in una fase politica molto complicata e confusionaria. In lui avevo visto un’occasione, ossia quella di trasformare la Lega Nord in Lega Italia. Ciò, purtroppo, non avverrà mai perché la Lega ha intenzione di confermare quanto stabilito all’art. 1 dello statuto, ossia l’indipendenza della Padania. Circostanza che trovo inaccettabile. Parimenti inaccettabile è che nel mese di ottobre si terrà nella regioni della Lombardia e del Veneto un referendum consultivo per decidere sulla richiesta di autonomia  delle due regioni del Nord”.

A fare eco alle parole di Felicioni l’ex referente cittadino della Lega Alessandro Tassi: “Il progetto sbandierato dalla Lega (ossia parlare a tutti gli italiani) non è stato portato avanti, perché non c’è stata la volontà di farlo. Vivacchiano, non vogliono governare. Corrono da soli alle elezioni, una strategia perdente”.

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