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Taglio Province, Guasticchi: "Ricorreremo alla Consulta"

L'assemblea nazionale delle Province italiane, riunita a Roma, ha deciso che ricorreranno alla Corte Costituzionale per impedire la soppressione degli enti locali prima della fine del mandato elettorale

Le Province si attiveranno subito presso i Consigli regionali delle Autonomie Locali per richiedere l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale delle norme lesive della propria autonomia politica e istituzionale e in particolare, delle norme sulla loro soppressione prima della scadenza naturale del mandato elettivo.

E’ questa la richiesta contenuta, insieme ad altre quali ad esempio la soppressione di tutti gli enti di secondo livello, nell’ordine del giorno approvato martedì dall’assemblea nazionale delle Province Italiane, riunitasi a Roma.

La situazione emersa dall’incontro, che appare possibilista nel privilegiare un percorso legittimo di riordino istituzionale rispetto al decreto di soppressione del presidente Monti, è stata illustrata in Consiglio Provinciale, dopo l’apertura di Giacomo Leonelli, dal presidente della Provincia di Perugia e UPI regionale, Marco Vinicio Guasticchi e dall’assessore Piero Mignini che ha partecipato all’incontro di Roma.

"Continuiamo a chiedere chiarezza – ha affermato Guasticchi – sui veri costi della politica: è palesemente sconvolgente che ogni volta si riporti il discorso sulle Province che costano 113 milioni di euro a fronte dei 7 miliardi e 200 milioni di euro degli enti di secondo livello. Non solo, i consiglieri provinciali costano 800 euro al mese, 10 volte meno dei consiglieri che siedono nel Palazzo di fronte al nostro. E sarebbero le Province ad avere generato questa voragine nei conti pubblici? Non si può accettare che un’Istituzione che compie 151 anni sia messa così sulla graticola, come fosse piena di ladroni e di incapaci: è un’azione violenta tesa a cercare responsabilità dove non ci sono. Stiamo continuando ad essere il capro espiatorio della situazione, ma non possiamo accettare che si chieda lo scioglimento dell’assemblea elettiva per decreto. Su questa tema non si può scherzare. Oggi sembra che questa posizione sia stata rivista e forse si andrà verso quel riordino complessivo che anche Errani chiedeva.

Senza la presenza delle Province, tra l’altro, il quadro istituzionale potrebbe entrare in totale confusione. Sarebbe più giusto tagliare i 7 miliardi di enti di secondo livello a lasciare un Ente come il nostro, democraticamente eletto, che è di area vasta e ha svolto un ruolo fortemente riconosciuto e da non sottovalutare”.

“Le Province – ha aggiunto Piero Mignini – costano agli italiani due euro l’anno, esattamente come un caffè. Offende essere inseriti in un procedimento di urgenza ed essere cancellati così. In una situazione difficile, si è scelta la strada più facile: colpire le Province, anche se avevamo dimostrato con i fatti che chiuderle sarebbe costato più che mantenerle. Questi ministri nominati non possono mandare a casa degli eletti. Abbiamo chiesto l’incostituzionalità del provvedimento, faremo ricorso, la legge lo consente. Vogliamo aprire un tavolo per la riorganizzazione del sistema istituzionale: credo che si possa trovare un accordo senza fare torto a nessuno, tanto meno alla democrazia. Non si possono trasformare le Province in seconde Comunità Montane: sarebbe un pò strano chiuderle da una parte e riaprile dall’altra!”.

 

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