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'Ndrangheta, Romizi all'attacco: "Ingiusto e insopportabile sentire il mio nome in quella intercettazione"

Il primo cittadino interviene in consiglio comunale per cancellare qualsiasi ombra dopo l'inchiesta sugli arresti per mafia a Perugia. E ribadisce il lavoro fatto contro le infiltrazioni e che la Procura ha escluso politici e politica dal giro e dagli affari della cosca

Anche Romizi nel suo piccolo s'incazza (citazione e non volgarità). Certo, dato lo stile piacione e il bioritmo compassato, non ci troviamo di fronte ad una furia, ad un tornado. Ma come capita di raro nei suoi discorsi in consiglio comunale ,il primo cittadino - finito suo malgrado in una intercettazioni sulla 'ndrangheta in Umbria per fatti non riguardanti i reati contestati - usa toni forti che fanno trasparire tanta rabbia e tanta voglia di gridare contro certe sospetti e certi titoli di giornale che in questi giorni si sono sparsi nel mare di internet. In consiglio comunale, oggi pomeriggio, Romizi ha messo l'elmento ed ha voluto dimostrare come quell'intercettazione è puro fango. Facciamo un passo indietro ma cosa dicevano gli intercettati? 

In sintesi: la presenza di alcuni soggetti a rischio durante uno dei suoi pranzi elettorali o istituzionali e l'ipotesi di un'alleanza con Casapound alle amministrative. "Per quanto riferito ha detto nel suo discorso Romizi - capirete come abbia trovato ingiusto e perfino insopportabile il semplice accostamento di nomi in articoli di giornale, tenuto anche conto del fatto che per formazione umana e familiare, per impegno politico e amministrativo, ho sempre combattuto non solo la doverosa battaglia contro le varie forme di criminalità, ma anche tutto ciò che precede il malaffare: le scorciatoie, i ragionamenti di convenienza, il calcolo per il proprio tornaconto".

"Non posso oggi nascondere l’amarezza vissuta in questi giorni, anche solo nel leggere, in alcuni giornali, il mio nome in quanto in una intercettazione uno dei dialoganti, che tra l’altro risulterebbe non essere indagato, avrebbe affermato di aver “mangiato insieme al sindaco”, parrebbe per ragionare di ipotetiche alleanze con il movimento politico Casapound. La circostanza assolutamente non corrisponde al vero. Ignoro chi siano i soggetti che parlano nella telefonata oggetto di captazione. L’unico confronto avuto con la lista Casapound, così come con numerosi altri soggetti politici candidatisi nella scorsa tornata elettorale, è avvenuto a ridosso delle elezioni e nello specifico è intercorso con il Sig. Antonio Ribecco, colui che si è poi presentato come candidato sindaco nella medesima lista. E, aggiungo, a lui manifestai la mia indisponibilità ad un collegamento con la lista di Casapound".

Romizi ammette che per impegni istituzionali è stato e sarà esposto a rischi di incontri o presenze che possono essere anche sconvenienti. "Per le funzioni che svolgiamo, siamo tutti esposti a maggiori rischi di - pur inconsapevole - “contatto” con persone di cui ignoriamo il profilo e la storia personale". Per far capire quanti impegni e quanti incontri ufficiali si deve sobbarcare, ha letto i dati forniti dalla segreteria relativi al 2018: "Vi consegno un dato, che molto carinamente ha voluto offrirmi Francesca che certamente diversi di voi hanno potuto conoscere nella mia segreteria, nel precedente mandato amministrativo. Francesca mi segnala che solo nel 2018 - anno scelto a campione - risulta che io abbia avuto 1810 appuntamenti, oltre 70 pranzi istituzionali, 510 tra cene, eventi, matrimoni e sagre".

Il primo cittadino ha rivendicato con orgoglio l'opera anti-mafia svolta a Perugia: patto per la legalità, la costituzione di parte civile in processi per mafia, i controlli incrociati per appalti e su riciclaggio. Ma ha invitato tutti a fare di più e non mollare la presa: "Il malaffare, la penetrazione malavitosa toglie la libertà, violenta l’economia, annichilisce la speranza. Per decenni siamo stati e ci siamo pensati come l’Umbria verde, caratterizzata dalla bellezza del paesaggio e da una storia gloriosa. Oggi ci scopriamo diversi, dobbiamo adattarci ad una realtà più complessa e a battaglie che prima pensavamo appartenessero solo ad altri. Urge una forte presa di coscienza e una nuova consapevolezza. Ciascuno di noi, nel proprio ruolo, può e deve svolgere una parte importante nel contrasto a quella pericolosa mentalità che favorisce l’avanzamento della criminalità nelle sue varie forme. Ciascuno di noi ha una parte che lo riguarda in questa doverosa lotta alla malavita e alla mentalità mafiosa. Non sottraiamoci a questo compito, è la battaglia di una comunità intera, è la battaglia di questa comunità perugina.”

Nelle intercettazioni sono finiti anche due consiglieri che nel 2014 si erano candidati per il centrosinistra: Nilo Arcudi e Alessandra Vezzosi. Alcuni capibastone della cosca umbra al telefono hanno riferito di aver fatto votare per loro. Entrambi hanno smentito tutto e c'è da dire che non sono indagati. Oggi Nilo Arcudi è presidente del consiglio comunale di Perugia. Il sindaco, ha voluto approfondire la questione, ed è stato rassicurato dalle procure che indagano su questo filone della 'ndrangheta in Umbria: Abbiamo appreso dagli organi di stampa che nell’inchiesta legata alla presenza in Umbria di propaggini della ‘Ndrangheta in alcune intercettazioni taluni indagati hanno fatto il nome di esponenti politici locali sostenendo di averne appoggiato la candidatura in tornate elettorali. Ciò, è evidente, non può che creare allarme e profonda preoccupazione. E’ altresì da evidenziare che gli interessati hanno nell’immediatezza smentito di avere avuto alcun rapporto con detti soggetti e che peraltro agli stessi non è stata contestata alcuna ipotesi di reato. In parte della stampa si riporta inoltre il fatto che le autorità inquirenti sentite in merito avrebbero escluso un ruolo attivo dei politici chiamati in causa".

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