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Acque minerali, verso l'accordo tra aziende e Regione: zero aumenti ma soldi ai comuni per l'ambiente

In Commissione sono stati ascoltati i vertici di importanti aziende come Motette, Rocchetta, Nocera Umbria Fonti Storiche e San Gemini. Obiettivo: trovare fondi per mettere in sicurezza il nostro territorio

Il consiglio regionale continua ad interrogarsi sulla gestione delle acque minerali e sulla ripartizione dei canoni pagati per il bene pubblico dalle società delle acque minerali che operano in Umbria. In Commissione sono stati ascoltati i vertici di importanti aziende come Motette, Rocchetta, Nocera Umbria Fonti Storiche e San Gemini. 

I "signori dellea acque minerali" si sono detti contrari nettamente all'aumento dei canoni dato che la crisi ha colpito anche il settore come dimostrano i volumi di imbottigliamento del 2015. Allo stesso tempo però sono favorevoli a pagare una parte del canone standard direttamente ai comuni come chiedono due proposte di leggi in discussione in consiglio regionale. 

“Sulla redistribuzione del canone ai Comuni non abbiamo osservazioni da fare e siamo disponibili a valutare le loro iniziative per esservi coinvolti" ha detto Chiara Biagioni della Rocchett  "Sull’incremento del canone di concessione, esiste una disomogeneità nazionale nella materia che crea problemi di concorrenza, dato che poi l’utilizzo della risorsa idrica coinvolge il mercato nazionale”.

Nadia Marasca (Nocera Umbra Fonti Storiche spa): “Doveroso ridefinire la divisione del canone concessorio in favore di Comuni. Le aziende di imbottigliamento contribuiscono alla valorizzazione di un bene, pagando il contributo richiesto dalla Regione nonostante le difficoltà economiche e le conseguenze del terremoto. Non siamo usurpatori di un bene locale. Cartiere e fonderie utilizzano più acqua di noi, ma di questo non ci si preoccupa. Per far diventare ‘minerali’ quelle acque i privati hanno investito in ricerche ed escavazioni. Molti Comuni non hanno le risorse e le capacità per attivare progetti di valorizzazione e salvaguardia ambientale finanziati con una quota del canone concessorio. Così i privati continuano a pagare mentre le amministrazioni pubbliche non sanno far fruttare quelle risorse”.

C'è chi vincola la parte comunale del canone, come Patrizio Dessi (San Gemini spa), "ma fissando delle finalità per l’utilizzo di questi fondi che siano orientate alla tutela ambientale e della risorsa idrica”. Società e politici sono orientati nella stessa direzione: soldi anche ai comuni dove si estrae l'acqua "bene-comune" ma senza aumenti del canone e con il vincolo che le risorse vengono utilizzate in ambito ambientale per rendere più sicuro e più bello il proprio territorio.

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