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Viaggio tra i musicisti di strada di UJ, c'erano un basco, un campano e un cittadino del mondo

Terza puntata del nostro viaggio tra i musicisti di strada che si esibiscono con successo lungo le strade e le piazze di Umbria Jazz 2013 a Perugia. Abbiamo incontrato un trio particolare i Charlie Shipy: "Amiamo la musica ma il nostro lavoro è viaggiare"

La storia di questo particolarissimo festival, è anche storia di incontri. Incontri fugaci, quasi clandestini, sfiorati, accennati; come i tanti non luoghi in cui transitiamo, abbracciando, anche solo con uno sguardo distratto, profili, contorni, e tracce di persone come noi, ma lontano da noi; alla stazione dei treni, in un aeroporto, o in una piazza che si dilata fino a diventare un immenso circo. Sono questi spazi altri a fagocitare l’incontro, la diretta, seppur istantanea, primaria comunicazione con gli esseri umani. 

Il festival diventa quindi manifestazione reale di un bisogno (l’incontro tra culture musicali), che poggia le sue radici sul terreno dell’interscambio umano, sia attraverso il linguaggio universale della musica, sia   condividendo la possibilità di un unico scenario. Ed è questo il valore dell’arte da strada; siamo tutti sulla stessa piazza, non c’è illusione che trascenda la realtà.

E allora incontriamo I Charlie Shipy, trio spumeggiante che si esibisce lungo corso Vannucci, fuori dai locali in Piazza Morlacchi, e ovunque sentano il calore della gente.

Da quale parte del arrivate per esibirvi in questa Umbria Jazz non ufficiale?“Pablito viene dai Paesi Baschi, io, Marcello, da Avellino e Luca è cittadino del mondo"

Cosa suonate? “Siamo contrabasso, chitarra e tromba, il nostro è uno swing all’italiana, ma non mancano parentesi di Bossanova dato che Pablito ha vissuto in Brasile per alcuni anni, ed è un amante di questo genere, a noi piace inserirlo nelle improvvisazioni che di solito facciamo". 

Cosa ne pensate del festival? “Beh, è una grande piazza per noi musicisti da strada, hai la possibilità di esibirti ad un pubblico colto di musica, ma anche ad un pubblico giovane, e per noi è un banco di prova.. chissà se un giorno qualcuno possa accorgersi di noi…”

Quindi la vostra è una scelta “mirata” quella di suonare per strada, aspettando la grande occasione…

“Magari si ..ma solo in parte. Il suonare per strada è comunque già di per sé una scelta mirata; non sai a cosa puoi andare incontro, non sai che impatto avrai con le persone. Di volta in volta cambia il tipo di pubblico che si ferma ad ascoltarti; cambiano le circostanze, le situazioni. Quello di Umbria Jazz, ad esempio, è un pubblico bellissimo, molto curioso, ma soprattutto “generoso”.

Dal punto di vista economico, intendete? “Dal punto di vista umano; si fermano ad ascoltarti, alcuni ballano, fanno foto. Se decidi di fare il “musicista girovago”, un po’ come siamo noi, sai che a qualcosa devi rinunciare; non è un lavoro che ti porta a guadagnare cifre importanti, e ne sei consapevole. La generosità della gente è un’altra, e a noi basta. È vero che in tempi neri come i nostri vivere di sogni non è sempre possibile; ma è anche un tipo di vita che ti porta a conoscere il significato umano delle cose, delle relazioni. Poi è vero, bisogna anche fare il cameriere per pagare il furgoncino per spostarci a suonare.. ma fa parte del gioco”.

Qual è la parte più divertente del vostro “mestiere”?
“Tutto, forse proprio perché non è mestiere! Viaggiare, scoprire, ma soprattutto suonare nella massima libertà”.

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