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Umbria Jazz 2013, intervista a Dj Ralf: "Sono perugino del centro: stasera vi farò ballare"

Non è la nota stonata di Umbria Jazz, ma è la sfumatura diversaa di una manifestazione che guarda al salotto buono della musica ma non si allontana mai dalla piazza. La serata del 12 luglio delle 23,30 in Piazza IV Repubblica si annuncia da tutto esaurito. Ecco cosa pensa e mixa Antonio Ferrari

Antonio Ferrari, alias DJ Ralf, è uno di quegli artisti un po’ visionari, un po’ folli, che accendono la massa come fuochi d’artificio; attento osservatore di un panorama underground di cui si è nutrito fin dall’inizio, promotore dell’house music grazie alla sua etichetta discografica  indipendente “LA TERRA recordings, ha fatto, della sua passione, uno stile di vita. Si è esibito nelle più grandi discoteche d’ Europa; Pacha (Ibiza), Roxy (Amsterdam), Vertigo e Sound di Londra, (solo per citarne alcune) insieme a famosi DJ del calibro di Ellen Allien, Steve Bug, Timo Maas. Una linea musicale, la sua, eclettica ed originale, che si discosta dal sound omogeneo del set, facendo di lui, uno dei DJ più affascinanti del panorama house in Italia. 

Non è infrequente infatti, incursioni di brani  Acappella dei Depeche Mode, Pink Floyd, o della celebre colonna sonora C’era una volta in America di Ennio Morricone, inseriti, anche con effetti delay, all’interno dei suoi set. È capace, grazie alla sua energia propulsiva e al rapporto speciale che instaura col suo pubblico di volta in volta, a far muovere piazze e discoteche, basti pensare alla sua serata nell’edizione scorsa di Umbria Jazz.  Torna stasera a farci ballare, in una cornice esclusiva, la splendida piazza di Perugia, e, reduce dal clamoroso successo dell’anno scorso, l’abbiamo intervistato in esclusiva per voi.

Da quale background musicale provieni? “Ho sempre prediletto un certo filone underground, preferendo musica di nicchia. A 13 anni comprai il mio primo disco, era del grande Jimi Hendrix, quindi, nei primi anni dell’adolescenza, l’amore per il rock blues è stato molto forte. Nel 74 andai a vedermi per la prima volta Umbria Jazz; una folgorazione fu per me scoprire anche questo genere musicale. Quello che 
mi ha sempre interessato era capire forme sonore nuove. Una ricerca costante nella mia vita”. 

Essendo fondatore di una etichetta discografica indipendente, “LA TERRA recording”, come reputi la qualità della musica oggi? “La qualità della musica non è legata a definiti compartimenti geografici o temporali. La musica sono quelle note lì, è il linguaggio primario con cui gli uomini comunicano da sempre. La muica cambia solo in rapporto all’evoluzione tecnologica, grande ora grande accessibilità alla composizione”.

Secondo te è cambiata in questi anni la figura del DJ? “La figura del DJ oggi è molto più faticosa, esistono talmente tanti prodotti musicali, che per individuare quelli di qualità, bisogna prestare molto ascolto. La tecnologia, in tal senso, ha democraticizzato molto questo linguaggio artistico, esaltando la componente dilettantesca, anche se non voglio assolutamente scagliarmi contro la musica di oggi. E non è detta che un dilettante non possa produrre un capolavoro”. 

La tua serata è un evento molto atteso. Come ti rapporti nei confronti di un festival in cui il jazz ne è il protagonista? Ti senti, in senso buono, una voce fuori dal coro? “Credo che di questo ne abbia parlato abbastanza l’anno scorso, quando la conferma della mia presenza al festival sollevò qualche polemica. Nei festival internazionali i DJ sono invitati frequentemente, non è cosa nuova che ci siano sfumature musicali diverse”.

Lo scorso anno hai però avuto un successo enorme, piazza piena, gremita, direi…
“Essendo perugino, sono molto grato di quello che questa città mi ha dato. Sono cresciuto in centro, è là che ho i ricordi della mia adolescenza, le prime manifestazioni studentesche, la scuola, ed è molto importante per me il contributo che la piazza mi ha dato”

Ti è piaciuta questa edizione di Umbria Jazz? “In realtà, e mi dispiace molto, l’ho potuta seguire poco a causa degli impegni di lavoro,ma dal cartellone proposto è eccezionale! In Italia credo non esista un festival come il nostro”.

Preferisci il buio di una discoteca, o la folla di una piazza? “Sono due dimensioni completamente diverse, in qualche modo hanno entrambe un loro indiscusso fascino!. In uno spazio vasto, come può essere una piazza, l’energia è totalizzante, omogenea, corporea. In un club la condizione è completamente opposta; riesci a creare un rapporto d’intimità con la gente, con il tuo pubblico. Riesci persino a guardarli negli occhi”.

Dove sarai quest’estate? “Allo Space di Ibiza, in Grecia. L’evento di Ibiza, We Love Space, è inglese, e sono molto contento di parteciparvi”.

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