Diario di Piazza Umbria Jazz del 14 luglio, il "Ministro" Gilberto Gil sul palco dell'Arena

L’aria è frizzante nell’ultimissima e attesa serata della quarantesima edizione della Kermesse, forse per la strepitosa compagine brasiliana che chiuderà definitivamente i battenti di questa edizione. Saranno infatti Gilberto Gil e Gal Costa a salutare un festival straordinario, un pubblico affettuoso e partecipe, una cittadina accogliente che ha avuto l’onore di ospitare i degni rappresentanti della musica. 

Una chitarra e una voce, due profili di note e armonie che si susseguono in rapida successione quasi a rincorrersi, in una danza sonora che odora di samba, di sabbia delle spiagge di Bahia, di oceano. La loro è la voce del popolo in sommossa, dei riti dell’Africa nera, uniti a quell’apertura europea culturale e musicale, in cui vi confluiscono radici popolari e Bossanova, reminiscenze rock e reggae.

La voce della Costa è stata la testimonianza concreta dell’impegno civile e politico di Gil, soprattutto negli anni del suo esilio a Londra, per via della repressione militare che vigeva in quel turbinio quasi sessantottesco che stava allora vivendo il Brasile grazie al movimento di sommossa pacifico del Tropicalismo. Gal Costa, proprio in quei anni cantò le sue canzoni per portarle al grande pubblico. 

Questo splendido duo, che negli anni 70 suonava sotto il nome di “Doces Barbaros”, insieme a Caetano Veloso e Maria Bethania, è la rappresentazione ideale di un Paese affascinante quanto difficile, la cui musica non può trascendere la sua storia politica, anzi, ne solleva coscienze e idiosincrasie, assurte a mentori di una voce corale profondissima, e per certi versi, ancora da ascoltare.

Umbria Jazz, anche in questo capitolo dedicato alla grande musica, ci regala una parentesi sofisticata ed esotica. Da ascoltare assolutamente. All’arena Santa Giuliana. Ultimissima serata anche per la rassegna YOUNG JAZZ, presentata a Palazzo della Penna durante i giorni del Festival; la vetrina multimediale, eclettica, e vivace messa a segno anche quest’anno con grande successo. Eclettica a partire dalla location; una residenza gentilizia cinquecentesca rinata dagli antichi fasti di un anfiteatro romano, e adattata a spazio polivalente. Un contenitore multidisciplinare che adotta una concezione post museale, per adattarsi a vero e proprio centro di cultura contemporanea. Una sintesi perfetta tra spazio e forma, quella proposta dalla rassegna, nata con l’intento di dare la giusta visibilità ai giovani musicisti, alla contemporaneità artistico musicale, e a suoi interpreti. 

Oggi, alle 12,00, appuntamento con il musicista Michele Rabbia e il suo particolarissimo  modus vivendo artistico, “Dokumenta Sonum”, contenitore visionario ove le immagini, i suoni, i gesti, scorrono lungo trame sonore. A seguire Roberto Cecchetto Quartet, ore 18, 30 e dalle 20,00 a mezzanotte: DJ set OSKYE, RICKY L, FABB

CONSIGLIATO PER VOI - Ancora un tributo alla musica  nera, con Terence Blanchard, al Teatro Morlacchi. Una chiusa d’eccezione, vista la notorietà della sua carriera da compositore, più che da quella del trobettista; ha infatti lavorato per tantissime colonne sonore de i film di Spike Lee. Tutti in piazza IV Novembre dalle 17,00 alle 23,30, in compagnia di Bobby Jones And The Nashville Superchoir, Berklee clinics award group, Bobo Rondelli e L’Orchestrino. La notte è ancora lunga, poi domani tutto calerà in un silenzio solitario, il grande palco tornerà a dormire, la folla si dileguerà. Rimaranno gli echi degli applausi, e quei nomi. I nomi di uomini  eccezionali che hanno reso il nostro Festival, il fil rouge, della musica e della cultura nel mondo.