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Teatro Mengoni, si comincia con la danza: ecco la nuova stagione teatrale

Al teatro Mengoni apre le danze la danza: con una strepitosa “Carmen”. “Il nostro teatro è quello che ha (ri)lanciato Tersicore”, scherza, dicendo il vero, il direttore artistico Gian Franco Zampetti. Che porta come una medaglia al petto il rifacimento del palcoscenico dello scrigno magionese, tenuto come la rosa al naso da Gianni Ferri, scenotecnico di vaglia. Tanto più utile in quanto sono diverse le compagnie che scelgono Magione per fare residenze e montare spettacoli.

“La stagione di quest’anno – dice Vanni Ruggeri, presidente del consiglio comunale del paese di Fra’ Giovanni, con delega alla Cultura – è caratterizzata dal fil rouge dell’analisi psicologica e dello scavo sociologico. Tutti gli spettacoli sono permeati di questo stigma e ad esso riconducibili”.

Ma il lettore non si spaventi: c’è veramente di che godere. Compito di Bianca Maria Ragni, responsabile del cartellone, dire qualcosa sui dieci spettacoli. Che si qualificano per originalità e qualità. Intanto, alcune esclusive regionali e le produzioni dello Stabile: “Laika” di Ascanio Celestini, e “Todi is a small town in the center of Italy” di Liv Ferracchiati. Poi i “100 m2”  con la Milo, una “Signora delle camelie” con Marianella Bargilli, una versione originalissima del “Misantropo” di Molière, l’“Autobiografia erotica” di Giorgio Bellocchio e Vanessa Scalera, scritto da Domenico Starnone, le “Strategie fatali” con Marco Foschi, il balletto di Don Chisciotte del Twain Centro con la consulenza drammaturgica del nostro Massimiliano Burini.

Last but not least “Pasticceri”, di e con Roberto Abbiati e Leonardo Capuano, uno spettacolo proposto a cavallo delle festività natalizie. La peculiarità del lavoro (che ha un percorso ormai decennale “precedente – dice Bianca Maria Ragni – la moda televisiva dei cooking”) consiste nel fatto che i due attori sono veri pasticceri, mestiere che hanno esercitato per sbarcare il lunario in tempi di magra. Così, durante l’affabulazione, preparano veramente dei dolci magnifici che, al termine, “dànno in pasto” agli spettatori.

Chi scrive ne assaggiò tre anni fa al teatro della Filarmonica di Corciano e si prepara a fare scorpacciata.

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