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Teatro Mengoni, sarà una "stagione teatrale multidisciplinare"

Quest’anno al Mengoni c’è non tutto… ma di tutto: ecco il programma

“Stagione teatrale multidisciplinare, quella del Mengoni di quest’anno”, esordisce il direttore dello Stabile Nino Marino. Che declina il ventaglio di proposte e di generi inclusi nel cartellone 2018-19. Dal numero scaramantico del 23.mo step. “Ma per me è la 25.ma – precisa il direttore artistico Gianfranco Zampetti – se consideriamo gli esordi tenuti all’interno di un garage”.

In effetti, il teatro magionese ha fatto da apripista alla sperimentazione. Ben lo sa Adele Bevilacqua che, qualche anno fa, introdusse timidamente il balletto, ormai entrato in cartellone dall’ingresso principale e non più da quello di servizio. Svolge il compito di dettagliare il programma, la splendida Biancamaria Ragni.

Quest’anno al Mengoni c’è non tutto… ma di tutto. A cominciare dal balletto (“Il flauto magico”) con la “Astra Roma Ballet”, a proseguire con le produzioni in proprio, come lo scespiriano “Il racconto d’inverno” della Compagnia dei giovani, tenuti a battesimo con quell’“A scatola chiusa” di qualche anno fa. Per non parlare del circo, entrato di diritto nell’olimpo degli accreditamenti culturali con la Compagnia Baccalà di Camilla Pessi e Simone Fassari (lo spettacolo “Pss… Psss!”).

Poi la drammaturgia maiuscola con “Le prenom. Cena tra amici” o il Pinter di “Night bar” che racconta quattro storie legate dal filo rosso del luogo in cui sono ambientate.

Spazio alla sperimentazione, destinata anche alle scuole, con “Nessuna pietà per l’arbitro” che accomuna il rispetto delle regole dello sport a quello per i principii di carattere costituzionale. Una lezione di Educazione civica, ma anche uno sprone universale all’impegno sociale e civile. Spettacolo di rilievo anche quello di Mario Perrotta, che propone il suo “In nome del padre”, assistito dal supporto psicanalitico di Massimo Recalcati: tre figure di padri, in sintonia e distonia coi rispettivi rampolli.

Un’esclusiva regionale quella che vede Luca Argentero in “È questa la vita che sognavo da bambino?” con tre prototipi di sportivi. Walter Bonattti che nella montagna cerca, e trova, se stesso. Alberto Tomba, eroico “Tomba la bomba” e Luisin Malabrocca, inventore della “maglia nera”: colui che per primo comprese come la simpatia delle gente vada ai perdenti e agli anti-eroi. Ottavia Piccolo ripropone il teatro politico, nel già visto “Occident Express” di Stefano Massini con musicisti di vaglia. E c’è anche “Il gatto”, dal romanzo di Simenon, storia di odio-amore in una coppia rosa dal tarlo dell’abitudine.

Vanni Ruggeri – politico che mangia pane e cultura a colazione, pranzo e cena – snocciola cifre sui progressi del teatro magionese, diventato punto di riferimento per la vita sociale e culturale della comunità. L’Inviato Cittadino aggiunge di suo che al Mengoni bazzicano in modo regolare (come lui stesso fa) perugini in trasferta, che vogliono godere di proposte culturali di vaglia. “La stagione del Mengoni – ha detto Nino Marino – è complementare con quella di Perugia e Solomeo”. Parole sante. In chiusura, Zampetti commuove, e si commuove, nel ricordare come il teatro sia la sua vita. Lo abbiamo sempre sospettato. Ma si sa: con l’età, certe affermazioni ci toccano in modo più struggente.

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