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VISTI PER VOI - “Dieci storie proprio così”, spettacolo di impegno civile al Cucinelli di Solomeo

Uno spettacolo – scritto a quattro mani da Emanuela Giordano e Giulia Minoli – che costituisce una narrazione disincantata, e disgustata, di tante amarissime vicende di ordinaria corruzione

“Dieci storie proprio così”, spettacolo di impegno civile al Cucinelli di Solomeo. Una coproduzione di tanti teatri Stabili in proficua sinergia. Tutti insieme: in nome della scelta condivisa di legalità. Finalmente, dopo tanta banalissima fiction (anche) sui palcoscenici italiani, si torna a riflettere con occhio critico sulla realtà. Anche senza grossi nomi che attirano pubblico “a prescindere”,

Uno spettacolo – scritto a quattro mani da Emanuela Giordano e Giulia Minoli – che costituisce una narrazione disincantata, e disgustata, di tante amarissime vicende di ordinaria corruzione. Sul palcoscenico Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Anna Mallamaci, Valentina Minzoni, Alessio Vassallo, con i musicisti Tommaso Di Giulio alle chitarre e Paolo Volpini alla batteria, su musiche dello stesso Di Giulio. Un tappeto sonoro suggestivo, declinato nei toni e nelle cadenze che caratterizzano e scandiscono le fasi dello spettacolo. Che dimostra come si possa ottenere tanto con poco (in termini di scenografia), purché si abbia qualcosa da dire. Con uno staff tecnico (penso al light designer) di altissimo livello.

La Compagnia ha incontrato oltre 40 mila studenti e tante fonti di prima mano. C’è il sindaco combattivo, il commercialista onesto, il giornalista, il collaboratore di giustizia, il testimone, l’imprenditore vessato.  Tra i soggetti coinvolti: istituti penitenziari minorili, scuole, società civile. Perché “mettersi in rete” significa acquisire coscienza della propria forza. Perché ribellarsi è un dovere. Perché tutti insieme ci si può salvare.

Perché si può sempre scegliere, con la responsabilità che appartiene a ciascuno. E non è un caso che gli attori cerchino interlocuzioni col pubblico, chiamato a battere le mani e a gridare il proprio “basta!”.

Quei giovani ne hanno tante di cose da raccontare, perché i contenuti discendono da una fonte concreta e pulsante: quella di una realtà a tutti nota, ma spesso volutamente ignorata, con colpevole complicità, in nome del detto “ma chi te lo fa fare!”. Sono eroi della quotidianità, quelli che emergono dal racconto e che combattono contro mafie e connivenze interessate. Mafia e correità intese come strumento di  “distrazione di massa”. Perché l’indifferenza significa collusione. E nessuno di noi può dirsi perfettamente innocente.

Un teatro etico e pedagogico, che non cede al declamatorio. Una grande lezione di educazione civica per il pubblico di tutte le età.

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