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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La salute mentale dal teatro al cinema con “Mancini”, il nuovo corto di “Noi insieme” con la regia di Pietro Zanchi

Il progetto è nato all’interno della struttura gestita da Polis e Consorzio Auriga che ogni anno sviluppa una storia, un percorso per i soci-ospiti, portandoli a mettere in scena il proprio vissuto

Venerdì 28 febbraio 2020 alle 10 al Postmodernissimo di Perugia si proietta il film “Mancini” risultato dall’attività teatrale svolta presso il circolo ricreativo “Noi insieme” del Csm di Magione, per la regia di Pietro Zanchi.

“Mancini” è la storia di una famiglia toscana, con tanti zii, che tenta in ogni modo di educare il proprio nipote e dove ognuno dei protagonisti lo fa svolgendo la figura di nonni. Così Fabio, il nipote, si trova circondato ed assillato da queste sei figure parentali.

“Mancini” è una messa in scena di un lavoro teatrale che si pone sulla scia dell'esperienza del circolo ricreativo “Noi insieme” di Magione. È il risultato dell'intervento terapeutico-riabilitativo che si svolge all'interno del laboratorio teatrale del circolo, ideato e gestito da Polis cooperativa sociale e dal Centro di salute mentale di Magione. Il laboratorio teatrale condotto da Pietro Zanchi con la supervisione di un operatore Polis, ogni anno sviluppa una storia, un percorso che coinvolge tutti i soci-ospiti, portandoli a mettere in scena il proprio vissuto.

“Si tratta di un lavoro di scena, un film costruito con le riprese fatte in teatro – afferma il regista Pietro Zanchi – È la rappresentazione, sul palco, di una serie di personaggi molto particolari, legati da rapporti di parentale, che intervengono nell’educazione di un bambino. Sei zii che fungono da nonni mettendo in campo esempi di buona educazione, ma anche di oppressione”.

Il circolo ricreativo “Noi insieme” di Magione nasce nel 2009 dalla necessità di andare oltre l'esperienza dell'assistenza domiciliare fornita dal Consorzio Auriga tramite Polis nel servizio del Centro di salute mentale del Trasimeno. Uno spazio dove si favorisce l'incontro tra persone, stimolando e risvegliando le abilità sopite del paziente-utente, facendolo uscire dalla famiglia e inserirlo in una rete sociale più ampia. Per cinque giorni alla settimana vengono svolti laboratori di attività espressive come pittura, cineforum e teatro, e attività manuali come cucina, bomboniere, monili e accessori.

“Il fine terapeutico del teatro è unanimemente riconosciuto, permette di stringere rapporti, di superare ostacoli, anche nella comunicazione – dice ancora Zanchi – Il teatro mette al centro l’individuo e le sue capacità, la voglia di sperimentare e divertirsi, ma anche la complicità e la solidarietà nel lavorare insieme”.

“Mancini” è il frutto di un anno di lavoro, con incontri una volta a settimana per portare sul palco una storia che coinvolge undici persone, da 20 a 60 anni, di diversa provenienza, italiani e stranieri, con differenti storie e sistemazioni diverse, chi in famiglia, chi in gruppi famiglia, chi vive da solo.

“Da regista posso esprimere solo grande soddisfazione per questa esperienza – conclude Zanchi – Mi sono posto davanti ai miei attori senza limiti né paraocchi, con un approccio riconducibile alla normalità, seguendo la linea tracciata dal teatro. Sul palco abbiamo portato le nostre esperienze, arricchendoci vicendevolmente. Il teatro è il luogo dove si rappresenta la vita e loro hanno portano la loro esperienza e il loro vissuto. Gli intoppi e le difficoltà sono state superate con la gioia e la felicità di lavorare insieme”.

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