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L'artista e la sua mostra. Palumbo, da avvocato a divin pittore... in cerca di giustizia

La legge è uguale per tutti… ma con quanta (auto)ironia nelle opere dell’avvocato Umberto Palumbo! Aperta, alla Galleria Artemisia di via Alessi, una mostra bifronte. L’esposizione, infatti, offre due immagini d’artista diverse e complementari: un eccezionale performer di disegno umoristico tradizionale, bilanciato da un modernissimo artista materico che predilige l’optical. Per evitare confusioni, il figurativo (acrilici su carta Fabriano 50*70) sta al piano superiore, mentre il legno e l’acciaio stanno nel vasconcino inferiore. Dura è la lotta tra materiali modernissimi e il pennello. E non si sa chi la vinca. Certo è che Palumbo fa proprio (e lo mette in esergo nel catalogo) il detto dell’antropologo e studioso comportamentale Desmond Morris, a proposito dell’ultima “specie di scimmie, che si è arrogata il diritto di chiamarsi homo sapiens”. 

Ma siamo sicuri che questo presunto “sapere” ci renda migiliori? Cominciò, Palumbo, col vincere all’asilo un premio per un disegno, poi pubblicato sul “Corriere  dei Piccoli”. Da lì in poi è stato tutto un trionfo di arte e di grafica… senza trascurare le aule giudiziarie, dove pure si è fatto cospicuo onore. Studente universitario, incontrò a Bologna Giorgio Morandi (il pittore metafisico delle bottiglie) e ne ricevette sprone a proseguire. Poi Gerardo Dottori lo incoraggiò e gli scrisse una presentazione in catalogo.

Ha conosciuto Burri e ha partecipato al movimento d’arte “cinetica”. Di mostre ne ha fatte a iosa e l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia lo ha onorato col titolo di Accademico di merito. Sul suo lavoro d’artista sono stati svolti studi ed effettuate tesi di laurea. Questa mostra celebra 58 anni di professione forense e 68 di indefesso cimento fra carte e pennelli. Oggi, Palumbo non sa bene se sentirsi più pittore o avvocato. È per questo che nella mostra all’Artemisia ha coniugato le due professioni. Sbeffeggiando l’avidità degli avvocati e i giudici politicizzati, l’esibizionismo dei principi del foro e la chimera della “fiducia nella giustizia”.  Insomma: Umberto Palumbo è la prova vivente di come umorismo e intelligenza (di artista e di avvocato… non importa) appartengano alla stessa “prima” e basilare declinazione.
 

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