“Fragmenta _ retrospezioni visuali”, a Montefalco la personale di Micaela Lattanzio
L'artista Micaela Lattanzio presenterà, il prossimo 21 marzo, presso la Ma' Showrooom gallery di Montefalco (Pg), un'inedita selezione di lavori ed un corpus di opere recentemente mostrate alla terza edizione della fiera bolognese SetUp. La mostra, che si aprirà con il vernissage, sarà visitabile fino al 21 maggio 2015.La mostra è curata da Alessia Carlino.
Fragmenta _ retrospezioni visuali rappresenta una panoramica incentrata sulla nuova produzione espressiva della Lattanzio che sperimenta il suo linguaggio concentrando la sua ricerca sulla frammentazione dell'identità. I lavori, composti su supporto cartaceo, sono il frutto di un minuzioso ritaglio manuale laddove l'immagine si trasforma in un intricato mosaico che decostruisce il materiale iconografico di partenza.
La retina è la componente anatomica maggiormente interessata nell’opera di Micaela Lattanzio, una visione sinottica conduce lo sguardo nei tasselli di una multiforme realtà de composta e frammentata che definisce i sedimenti di una ricerca votata a narrare la complessità dell’essere umano. Il procedimento tecnico, con cui l’artista giunge a dare sostanza alla sua concezione intellettuale, è la sintesi di un percorso formativo che la Lattanzio comincia in seno all’arte musiva.
Ogni fisionomia, ogni carattere peculiare di un volto o di un membro anatomico umano, innesca inedite modalità di composizione espressiva, in cui i caratteri di un’estetica immateriale afferiscono ad una ricerca puramente scientifica che spazia nella comprensione sistemica delle molecole.
Micaela Lattanzio destruttura l’io avviando un procedimento che giunge a smembrare l’unitarietà epidermica di partenza. Il corpo diviene un elemento di pura astrazione, non è più possibile attribuirgli una compagine spaziale, un peso specifico, un tempo definito.
Nelle opere di Micaela Lattanzio vi è la volontà iconologica ed estetica di infondere i caratteri relativi dell’esistenza, di percepire l’universo come una macchina che è frutto di un complesso procedimento collettivo. L’identità individuale si accosta dunque all’esigenza comune di riconoscere nell’altro, nell’individuo che è animale sociale, l’espressione di un codice forzosamente imposto da una cultura di stampo occidentale. L’artista diviene il deus ex machina che sovverte ed imprime con forza il peso distinto di una riflessione tesa a superare il dogma della persona, per de costruire una realtà che non è codificata a nostra immagine ma che riflette essenzialmente la trasfigurazione sacra dell’uomo, fulcro e centro dell’universo.
Nelle sue caratteristiche estetiche e concettuali Micaela Lattanzio compone un inedito vocabolario linguistico, de struttura il reale per poter esplorare una dimensione narrativa che va oltre l’epidermide, un’indagine sull’uomo e sull’autenticità del suo corpo dove forma e concetto si fondono in un’opera che non appartiene più ad un centro unitario di identificazione sociale, ma che è principio di una “fissione nucleare infinita”.
Micaela Lattanzio si forma all’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 1998, vince il Premio Diritti dell’Uomo mentre nel 2003, grazie a una borsa di studio, soggiorna un anno nella città spagnola di Valencia dove perfeziona le tecniche legate al linguaggio audio-visivo di regia e fotografia. Tra le diverse esposizioni a cui ha partecipato si segnalano i seguenti progetti collettivi: Simboli di ferro presso il Museo d’arte Sperimentale dell’Aquila, Impronta globale presso la Fondazione Barruchello di Roma, Dimensioni primarie ospitato negli spazi dell’Accademia Americana a Madrid, 10X10 Artist presso Bonte Zwaan, centro di design di Amsterdam e la partecipazione alla mostra Vulcano presso la fiera d'arte SetUp del 2014. Nello stesso anno l’artista è vincitrice del premio speciale della giuria Zingarelli intitolato “Silenziosi Racconti” ed è finalista del premio Arcevia, si ricorda anche la segnalazione della giuria durante lo svolgimento del premio Combat. Gli interventi site specific sono un’ulteriore dimensione espressiva di Lattanzio, tra i suoi progetti installativi si sottolinea la presenza al Maam, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, dove ha eseguito nel 2013 la realizzazione di una stanza intitolata Where have the flowers gone, un’opera composta da 7.000 fiori di carta tagliati a mano. Nel gennaio 2015 l’artista ha esposto i suoi lavori più recenti nella terza edizione della fiera bolognese SetUp.