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A Sant'Arcangelo di Magione inaugurata la mostra di David Urru, artista colto e solare

La sua vicenda artistica attraversa il figurativo per giungere all’informale, corroborata da una robusta dose di preparazione storica e letteraria

Una bella mostra, quella di David Uru, inaugurata sabato scorso a Sant’Arcangelo, nell’àmbito della partecipata sagra locale.Nel circolo in zona festa, un’esposizione dell’artista che propone una serie di opere di elevata ispirazione. Con numerosi visitatori, fra i quali abbiamo individuato il collega Stefano Chiacchella, il sindaco Giacomo Chiodini e l’assessore Vanni Ruggeri.

Urru proviene da un percorso strutturato (Istituto d’Arte, Accademia)  e dimostra di aver ampiamente metabolizzato l’insegnamento di Maestri come Edgardo Abbozzo. La sua vicenda artistica attraversa il figurativo per giungere all’informale, corroborata da una robusta dose di preparazione storica e letteraria.

Uno dei suoi maestri a Palazzo Manzoni è stato Alessandro Marabottini, un genio le cui collezioni d’arte sono in mostra permanente a Palazzo Baldeschi, ad opera della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Urru dà corpo ai fantasmi dell’inconscio e declina l’arte orientandola nel versante dell’equilibrio e della gioia. “Il Grido di Munch è un’opera straordinaria – dice – ma genera disagio e perfino orrore. Io, viceversa, ho una concezione dell’arte come fonte di serenità”.

Insomma: espressione artistica come via d’uscita dal buio della condizione esistenziale, per contrastare i dardi dell’avversa fortuna e “contrastandoli por fine ad essi”, per dirla con Amleto.Anche il mare effigiato da Urru è visto da dentro, vissuto come compenetrazione tra viventi, in una dimensione di fraterna condivisione.

Il volo di un gabbiano eleva a una superiore estensione di purezza, distillata dal colore che non è drammatico, ma rasserenante. I volti umani che s’intravvedono tra le forme astratte ci riconducono all’“hic et nunc”. Insomma: il tragico che diviene elegiaco, arte come processo di verità e non finzione, anche per librarsi al di sopra delle umane miserie. Un desiderio di andar oltre, di scoprire nuovi e confortanti prospettive, aperte alla speranza. Una mostra dalla quale si esce migliori, come in un processo catartico. Anche se non si è letto il quarto libro della “Metafisica” di Aristotele. Come invece ha fatto David.

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