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Giovedì, 18 Aprile 2024
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All’Arena del Borgo Bello, dopo la cena al Tempobono di Garghella, se fa freddo, ti scaldi coi… Paltò

Terza edizione per "M'arcordo. Storia, musica e canzoni tradotte in perugino”: un speciale "Amarcord" che fa il paio con la mostra di Palazzo Penna dedicata a Fellini

All’Arena del Borgo Bello, dopo la cena al Tempobono di Garghella, se fa freddo, ti scaldi coi… Paltò.

Non una sfida alla Kermesse di Umbria Jazz, ma un forte appello identitario che fa la spola tra musica e affabulazione.

Tema della serata “M’arcordo. Storia, musica e canzoni tradotte in perugino”. Uno specialissimo “Amarcord”, tanto per fare il paio con la straordinaria mostra felliniana, aperta in Palazzo Della Penna.

Siamo arrivati alla terza edizione del “M’arcordo”. Per dire che i Paltò non mollano, ma proseguono la loro sarabanda di traduzioni dei brani famosi, nazionali e internazionali, in lingua perugina.

Pezzi classici, e meno classici, sono stati voltati in lingua perugina nientemeno che da un cardiologo di professione, bassista per vocazione: ossia Gianfranco Alunni, personaggio arguto e dotato di facile traslazione di parole.

In scena, due attori consumati, anche musicisti e cantanti: a voce spiegata Leonardo Tassini, cantante e storico batterista dei gruppi anni Settanta e, in stile crooner, il mitico Nino Marziano, fine dicitore, chitarrista, spiritoso partner della Mina perugina Antonella Falteri.

Completano i Paltò il tastierista Emanuele “Memè” Mencarelli e il batterista Cristiano “Chicco” Zanetti: una compagine piccola, ma solida.

Le canzoni sono alternate a riflessioni linguistiche di taglio lessicale. Si passano al vaglio lemmi di peruginità come “catramina”, “nsoché e “bilimbenza”, “tiulla” e “diosilla” (tiro fortissimo, segreto, altalena, nenia, noiosa lamentela)

I motivi spaziano dagli anni Cinquanta ad oggi e raccontano la caccia alla straniera, lo struscio e le vasche al corso.

È bello sentire un “Arrivederci” di Don Marino Barreto jr., tradotta in “Arv(e)décce”.

Nostalgia? Letteralmente “dolore del ritorno”. No. In questo caso “gioia della memoria”.

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