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LA RUBRICA "Letti per Voi": Il libro di Venanti sugli anni Sessanta, su Perugia e sull'amicizia

Vezzi e vizi, scena e retroscena, politica e antipolitica, errori e orrori, amori e disamori, erotomani e ninfomani, ozi e negozi, materia e spirito della Vetusta nell’ultimo libro di Franco Venanti. Un volume in cui il racconto autobiografico s’intreccia con la narrazione della cronaca e della storia cittadina.

Questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’ultimo lavoro del pictor optimus Franco Venanti, gloria dell’arte perugina, giunto al quarto step della propria avventura letteraria, declinata sul versante biografico (gli altri libri di grafica e d’arte, di critica sociale e di denuncia civile… e tanto altro, non si contano). Dopo “Quando una rondine faceva primavera” (Guerra editore) il più lirico, a “Quei giovani degli anni ’50”, carico di notizie inedite, giunge ora sugli scaffali “Quei travolgenti anni ’60” (per i tipi di Morlacchi).

Sono in preparazione i volumi sui Settanta, sugli Ottanta… e speriamo vivamente sui Novanta e sul nuovo millennio, augurando lunga vita all’impareggiabile pittore col Borsalino, arbiter elegantiarum, instancabile collezionista di oggetti, di amori e di amicizie, impareggiabile scrigno di memorie perugine. Hanno presentato il volume, nell’Aula Magna di palazzo Gallenga, il rettore Giovanni Paciullo, Ruggero Marino e Guido Barlozzetti.

“Un autore costantemente impegnato all’intelligenza del mondo” dice Paciullo (dove “intelligenza” sta per “sforzo di comprensione, tensione verso la conoscenza”). “Uno spirito anarchico, fuori dal coro, proteso verso la ricerca delle ragioni, impegnato a narrare anni ‘dorati’ nei quali si attendeva un’età dell’oro che non è mai arrivata. Venanti racconta, con divergente pensare, la dolce vita perugina come diario di costume, con le sue originalità”, annota Marino.

Barlozzetti sottolinea la necessità di esporsi di Franco Venanti, tra nostalgia, casanovismo perugino ed eventi politici e sociali: “In lotta contro il tempo che passa, ha raccontato la vita, vista come una grande avventura, mettendosi in gioco per consegnarla a futura memoria”. Impressioni confermate dai passi, magistralmente letti da Fausto Minciarelli e Sonia Giugliarelli.

Oltre che dalle esecuzioni di brani musicali dell’epoca, proposti al pianoforte da Stefano Ragni. Nel libro, ricco di riferimenti iconografici, sfilano personaggi dell’epoca, appare Venanti come attore di una spy story, come amante dell’antico e del mondo etrusco in particolare. E, soprattutto, si puntualizzano numerosi meriti, “scippati” a Franco e a suo Fratello Luciano: strenui difensori dell’integrità della necropoli del Palazzone, inventori dell’Agosto corcianese e protagonisti di altre mille iniziative la cui ideazione si sono immeritatamente attribuiti in tanti, in troppi.

Nel libro si parla, ovviamente, di arte, di musica e di pittura. Come poteva essere diversamente? Quanto ai capitoli e agli episodi dedicati alle donne (amori, distrazioni, avventure) solo chi conosce Franco può immaginare la temperatura dell’incandescente materia. Un libro indispensabile in cui Venanti ci racconta chi è lui e chi siamo noi. Se, per caso, dovessimo averlo scordato!

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