rotate-mobile
Eventi Corciano

Il Cucinelli ha regalato la prima nazionale di “Why”: ultimo, straordinario testamento teatrale di Peter Brook

Lo spettacolo è scritto e impostato, a quattro mani, con Marie-Hélène Estienne e magistralmente interpretato dal poker d’assi Hayley Carmichael, Kathryn Hunter, Marcello Magni e Laurie Blundell

Il Cucinelli ha regalato ai perugini la prima nazionale di “Why”, ultimo, straordinario testamento teatrale di Peter Brook.

Lo spettacolo è scritto e impostato, a quattro mani, con Marie-Hélène Estienne e magistralmente interpretato dal poker d’assi Hayley Carmichael, Kathryn Hunter, Marcello Magni e Laurie Blundell. Ci sia permesso di esprimere un apprezzamento speciale per Marcello Magni, unico componente italiano della compagine.

L’Italia ci invidia la “fedeltà” del regista britannico allo Stabile, essendo ben la quinta volta che viene da noi con produzioni eccezionali. E i grossi critici nazionali, se vogliono scriverne, debbono recarsi nei nostri teatri. Botta di motivato sciovinismo.

In questa produzione, i teatranti si chiedono il “perché” del loro impegno sulle tavole del palcoscenico. Impegno che non è collocato in un mondo a parte, ma si integra, anche violentemente, con l’aspetto evenemenziale della storia. Tanto da assurgere a prototipo di “difesa” contro la violenza e l’ingiustizia. Come nel caso – che si dipana nella seconda parte dello spettacolo – in cui si raccontano le traversie del regista russo Meyerhold, uno dei più grandi intellettuali del milieu teatrale, giustiziato a Mosca il 2 febbraio 1940. Seminando sdegno e commozione.

Perché il teatro è “pericoloso” per chi lo fa, ma anche per chi si vede smascherato nelle sue pulsioni di violenza politica e personale. Pericoloso è anche, e semplicemente, attraversare l’avventura esistenziale. Così deve esserlo il teatro, se vuole rappresentare la vita. Perché il teatro non è che riflessione dell’uomo su se stesso.

Uno spettacolo, anche divertente, che passa per il disvelamento del processo di riduzione della parola, di essenzializzazione del linguaggio verbale, lasciandosi andare all’espressività del gesto, studiato, mai casuale.

Dire la verità “burlando”, come Arlecchino. Coinvolgendo gli spettatori sul palco e spiegando come, senza colliri, si possano tirar fuori lacrime vere.

Perché il teatro è finzione costruita intorno alle più grandi verità. E Peter Brook sa parlare il linguaggio universale della vita.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il Cucinelli ha regalato la prima nazionale di “Why”: ultimo, straordinario testamento teatrale di Peter Brook

PerugiaToday è in caricamento