Italiani in Crimea, a Perugia una mostra per ricordare il genocidio
Dal 10 al 21 Luglio si terrà la mostra fotografica “itinerante” “La tragedia dimenticata, gli Italiani di Crimea,” realizzata da Stefano Mensurati e da Giulia Giachetti Boico, presidente dell’Associazione “Cerkio” degli italiani di Crimea. La mostra che sarà visitabile alla Loggia dei Lanari (Piazza Matteotti).
La mostra racconta la storia degli italiani di Crimea – emigrati nell’Ottocento soprattutto dalla Puglia – che a partire dagli Anni Venti del Novecento furono perseguitati dal regime comunista, prima con il sequestro delle proprietà e poi con le purghe staliniane, con decine di loro ingiustamente accusati di attività controrivoluzionaria, processati e fucilati.
Il 29 gennaio del 1942 il tristissimo epilogo: come rappresaglia contro l’invasione italiana dell’Unione Sovietica, gli italiani di Kerch furono rastrellati casa per casa e trasferiti dopo un viaggio di due mesi e di oltre 8000 km sui vagoni piombati nei Gulag del Kazakhstan, dove i circa 1500 deportati furono decimati dal freddo, dalla fame, dalle malattie e dai lavori forzati.
Alla fine degli Anni Cinquanta il mesto ritorno in Crimea di meno di un centinaio di sopravvissuti, che dovettero ricominciare tutto da zero: senza casa, senza lavoro, additati come traditori e senza poter parlare italiano.
Nel 2015 il presidente russo Putin ha riconosciuto agli italiani di Crimea lo status di minoranza deportata e perseguitata, un traguardo importantissimo, sia per ristabilire la verità storica su queste deportazioni ignorate dai libri di storia, sia per avere accesso a un indennizzo per le proprietà perdute al momento della deportazione, prima fra tutte la casa.
Di alcuni questi nostri connazionale sono stati rintracciati i parenti cui oggi è stata consegnata la foto della scheda di prigionia del loro caro, incorniciata e tradotta.
Si tratta delle famiglie di Arturo Grifoni di Scheggino, Francesco Mochetti di Montefalco, Marcello Montarani di Sant’Angelo di Celle, Vittorio Roberti di Todi, Benedetto Vigna di Città di Castello.
Accanto a decine di nominativi di italiani di Crimea, una missione di due ricercatori inviata in Kazakhstan ha infatti trovato traccia del passaggio di circa 900 militari italiani dell’Armir, in gran parte creduti morti in combattimento, ma in realtà catturati dall’Armata Rossa e in spregio a tutte le convenzioni internazionali mandati ai lavori forzati nelle miniere, nelle cave di pietra e in agricoltura.