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Centenario rossiniano, rivelazione di un episodio musicale perugino poco conosciuto

Interessante conferenza spoletina, della musicologa Biancamaria Brumana, in occasione dei 150 anni dalla morte di Rossini, sul tema “Da Rossini a Rossini: intorno al Mosè-Moïse”

Interessante conferenza spoletina, della musicologa Biancamaria Brumana, in occasione dei 150 anni dalla morte di Rossini, sul tema “Da Rossini a Rossini: intorno al Mosè-Moïse”.

L’evento si è tenuto a cura della rinata e prestigiosa accademia seicentesca degli Ottusi.

“I centenari – dice la nota studiosa – anche se di compositori universalmente noti e amati come Rossini, sono sempre l’occasione per importanti approfondimenti”.

Quale, in questo caso, l’evento da ricordare?

“Rossini, di passaggio a Spoleto nel 1817, non esitò a prendere in mano il contrabbasso e a partecipare alla rappresentazione dell’‘Italiana in Algeri’ che si dava al Teatro Nobile della città”.

Il musicista pesarese era uno che, notoriamente, non amava starsene con le mani in mano, padroneggiando tecniche e strumenti.

“Questo episodio – ci informa Brumana – è stato alla base della famosa scenografia dell’opera curata da Patrice Chéreau, andata in scena al festival di Spoleto del 1969”.

Ma chi era costui? Spieghiamolo al pubblico generalista, ripercorrendo i passaggi che Brumana ha proposto in occasione della conversazione.

“Sullo scenografo francese si è da poco conclusa una mostra all’Opéra di Parigi. Sovrintendente del Festival dei due Mondi era, all’epoca, Massimo Bogianckino, docente di Storia della musica all’Università di Perugia”.

L’Inviato Cittadino ricorda che Bogianckino fu amatissimo docente a Palazzo Manzoni e che dal suo magistero discende la formidabile riuscita professionale dell’amica Biancamaria, studiosa discreta, di rilievo internazionale.

Ma veniamo alla Vetusta e a un episodio che la riguarda.

“Al Teatro del Verzaro di Perugia – racconta la studiosa – nel carnevale del 1829 fu allestita la prima italiana del ‘Mosè e Faraone’ nella nuova versione dell’imponente affresco corale, approntato da Rossini per l’Opéra di Parigi”.

Cosa ci fu di speciale?

“L’opera si avvaleva di una traduzione ritmica inconsueta e la preghiera del profeta (“Dal tuo stellato soglio”) che liberò gli ebrei dalla schiavitù egiziana, accompagnandoli oltre le acque del Mar Rosso miracolosamente aperte, commosse gli spettatori fino alle lacrime”.

Fu un episodio isolato e irripetibile?

“Dopo l’esperienza perugina, più di un secolo dopo (nel 1946), l’esecuzione di quest’opera commosse gli spettatori nel riscostruito teatro alla Scala sotto la direzione di Arturo Toscanini”.

Vetusta docet.

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