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Arte e donne a Perugia fra ’400 e ’500, Cristina Galassi all'Associazione Porta Santa Susanna

All’Associazione Porta Santa Susanna prosegue con successo il ciclo “Volti di Perugia e dell’Umbria. Storie di uomini e di donne tra passato e presente”

All’Associazione Porta Santa Susanna prosegue con successo il ciclo “Volti di Perugia e dell’Umbria. Storie di uomini e di donne tra passato e presente”. In questa cornice è stata tenuta un’interessante conversazione sul tema “Le Donne dei Baglioni tra arte e potere” con Cristina Galassi dell’Università degli Studi di Perugia.

La Galassi è storica e critica d’arte, impegnata sul versante della storia del collezionismo e dell’arte medievale e moderna, curatrice – fra l’altro – di musei e dei sette “orti” dell’Università, compreso lo storico Orto medievale di San Pietro.

Alla sala degli incontri in via del Tornetta – introdotta dal professor Franco Bozzi, coordinatore della Commissione cultura – la Galassi ha parlato della politica culturale a Perugia tra la seconda metà del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, ricordando come essa sia stata largamente debitrice nei confronti della famiglia Baglioni.

Le donne di questa illustre famiglia hanno dato luogo alle maggiori imprese artistiche realizzate nel periodo, fra i travertini della Vetusta e non solo. Queste donne hanno attuato una politica culturale attraverso committenze prestigiose, affidate ai maggiori artisti dell’epoca. È stata soprattutto la discendenza femminile di Braccio Malatesta a coinvolgere alcuni fra i più importanti maestri del momento: da Piero della Francesca a Raffaello. Toccò certamente a Ilaria, figlia di Braccio, commissionare il capolavoro maturo di Piero della Francesca: la pala del monastero di Sant'Antonio da Padova. Fu la stessa nobildonna ad affidare la realizzazione della Pala Colonna a Raffaello. Alessandra, sorella di Ilaria, moglie di Simone di Guido degli Oddi, ottenne dal maestro urbinate la famosa “Incoronazione della Vergine”, oggi alla Pinacoteca Vaticana.

Infine fu Atalanta, madre di Grifonetto, a commissionare a Raffaello la tragica deposizione in cui volle evocare l’uccisione del figlio nelle Nozze di sangue. Una lettura, dunque, che storicizza il gusto e la vocazione femminile all’arte in un periodo in cui era la violenza cieca degli scontri ad animare i rapporti politici e civili. Una situazione che la sensibilità femminile provvide a ingentilire con la forza rasserenatrice dell’arte e della bellezza.

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