Il poeta perugino Claudio Spinelli è tornato in Accademia in una luminosa giornata di primavera
Un trionfo di peruginità, fra arte e affabulazione. Una mattinata che ha coniugato arte, storia, identità linguistica e antropologica
Operazione conclusa. Il poeta perugino Claudio Spinelli è tornato in Accademia – di cui fu presidente – in una luminosa giornata di primavera. L’iniziativa, già da noi annunciata, è stata vissuta con entusiasmo, sia da parte degli organizzatori (Sistema Museo, Aba, Accademia del Dónca) che dagli ospiti. Fra essi, Nello Spinelli, già a.d. Minimetro e fratello di Claudio; l’organizzatrice di eventi Anna Maria Romano; il pittore Patrizio Roila che in quel luogo fu studente; qualche bambino, portato in gipsoteca da genitori-educatori sensibili al richiamo dell’arte e della cultura. Si è fatto vedere anche il conservatore dei beni e restauratore Giovanni Manuali.
L’evento, nato sotto il brand “Musa di primavera”, intende coniugare esplorazioni artistiche e letterarie di forte caratura identitaria.
Scansioni artistiche (gessi michelangioleschi, Tre Grazie del Canova, quadreria, acquerelli del Verga, opere di Dottori e Burri…) alternate a letture eseguite dall’attore Leandro Corbucci. Testi abbinati al tema, tanto che coi gessi è stata proposta la lettera di Michelangelo sulla fusione sbagliata; per le Grazie, “La donna de Marmo” di Spinelli… e così via.
Tiziana Trabalza ha illustrato da par suo le opere prese in esame e l’Inviato Cittadino ha siglato con brevi introduzioni le letture in dialetto perugino.
Un’occasione per rivendicare il legittimo orgoglio di avere in Accademia opere di artisti di levatura storica mondiale. Oltre a poter annoverare autori che hanno raccontato il modo di stare al mondo dei perugini e descritto i nostri monumenti. A far Capo dall’Arco Etrusco (ottima la proposta spinelliana di “L’età dell’Arco Etrusco”) o “La Fontana Maggiore” e “San Bernardino”. Una mattinata che ha coniugato arte, storia, identità linguistica e antropologica.