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Economia

Per l'Umbria in crisi il futuro è nel vino di qualità: produzione in crescita e ottimo export. E fa bene anche al turismo

Da Montefalco a Orvieto, passando per Torgiano e Spoleto, sono 21 le varietà che competono in tutto il mondo e attraggono visitatori in una regione sempre più orientata a valorizzare l'enogastronomia. Lo studio dell'Agenzia Umbria Ricerche: "Biglietto da visita prezioso"

“Una bottiglia di vino implica la condivisione; non ho mai incontrato un amante del vino che fosse egoista”. È già da questa frase dell'intellettuale americano Clifton Fadiman che si possono comprendere le potenzialità di un prodotto che ha attraversato i secoli dalla preistoria fino ai giorni nostri.

Una generosità, quella dei bevitori di vino, che rispecchia quella della terra da cui viene prodotta l'uva tanto che ogni bottiglia diventa un biglietto da visita di un luogo o di una regione, la sintesi dei sapori e dei profuni di un territorio.

Ed ecco così che in un'economia sempre più globalizzata grazie a una delle sue eccellenze, può competere in tutto il mondo anche una regione piccola come l'Umbria sempre più orientata a valorizzare turismo enogastronimico, cammini religiosi e spirituali e terziario. Una regione che negli ultimi anni ha puntato sempre di più su vini di qualità, trovando il coraggio di sperimentare e innovare senza per questo rinunciare alle sue tradizioni.

ECCELLENZE - Qualità che non esclude la quantità, sia intermini di varietà che di produzione per l'Umbria che può vantare tredici D.O.C. (Amelia, Assisi, Colli Altotiberini, Colli del Trasimeno, Colli Martani, Colli Perugini, Lago di Corbara, Montefalco, Orvieto, Rosso Orvietano, Spoleto, Todi, Torgiano), sei I.G.T. (Allerona, Bettona, Cannara, Narni, Spello, Umbria) e due D.O.C.G. (Montefalco Sagrantino, Torgiano Rosso Riserva).

VARIETÀ - "Per vocazione vitivinicola - evidenzia Giuseppe Coco, direttore di 'AUR&S' (Agenzia Umbria Ricerche) - spicca sicuramente l’area di Montefalco. E questa non è affatto una novità. Il Sagrantino è ormai un gigante ma, allo stesso tempo, il Montefalco Rosso, con la sua prevalenza di uve Sangiovese, non ha nulla da invidiare a moltissimi grandi vini rossi del centro Italia. C'è poi Orvieto, che dopo qualche incertezza degli anni passati si sta riproponendo in modo convincente. In questi luoghi i vini bianchi possono beneficiare di un microclima unico che favorisce la formazione di muffe nobili che in ultima istanza vanno ad impreziosire il prodotto. L’area dello spoletino nel frattempo si sta mettendo in mostra per i suoi bianchi ed in particolare per il Trebbiano Spoletino, mentre il Ciliegiolo proveniente dalle zone di Narni e Amelia si rivela sempre più come un vino cinatteso e apace di stupire in positivo. Ma ci sono anche Torgiano, dove il Sangiovese sembra trovarsi proprio a suo agio e il risultato è ottimo, Todi con il Grechetto che con la sua vitalità sta scalndo le classifiche del gradimento italiano e non solo e in fine il lago Trasimeno che non manca di ammaliare anche i degustatori più sofisticati con un Gamay appartenente alla famiglia delle Grenache".

PRODUZIONE - Dopo una fase di calo la produzione è tornata a crescere: dagli 874.800 ettolitri prodotti nel 2010 si è scesi fino alla punta minima di 609.366 ettolitri del 2017 per poi risalire ai 630.053 dell'anno successivo e ai 730.300 del 2019. Un trend che ha riguardato sia i vini D.O.P. che quelli I.G.T. Per quanto riguarda i D.O.P. si è passati dai 355.475 ettolitri prodotti nel 2015 ai 341mila del 2016 e poi ai 290,322 del 2917 per poi risalire ai 303.602 ettolitri prodotti nel 2018 (143.086 ettolitri di rosso e rosato, 160.516 di bianco). Per quanto riguarda invece i vini I.G.T. si è passati dai 312mila ettolitri prodotti nel 2015 ai 306mila del 2016 e poi ai 259.652 del 2917, la produzione è tornata a salire ai 273.018 ettolitri prodotti nel 2018 (164.263 ettolitri di rosso e rosato, 108.755 di bianco),

MARKETING TERRITORIALE - "Facendo riferimento ad un quadro economico più generale - prosegue Coco -, la produzione del vino contribuisce direttamente in piccola parte alla composizione del Pil ma al tempo stesso, in modo indiretto, dà un aiuto prezioso al mercato nel suo complesso. L’avanzata del vino di qualità, in particolare, oltre ad aiutare a conquistare fette di mercato globale più importanti rispetto al vino da tavola, funge da biglietto da visita molto comunicativo. È come se svolgesse un’azione di marketing territoriale, sicuramente non facilmente misurabile sotto un profilo quantitativo, ma con un suo peso. Da questa prospettiva il mondo del vino è un settore che può dire la sua. Inoltre, incorpora elementi di sviluppo locale che varrebbe la pena tenere in considerazione in quanto le strategie di politica economica regionale, presenti e future, passano anche da certe consapevolezze". 

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