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Economia

Umbria strangolata dalla crisi, siamo nel baratro: "Solo a Perugia persi 7mila posti di lavoro"

Il dato emerge dall’approfondimento di Istat sui Sistemi Locali del Lavoro. Solo la fascia appenninica è andata peggio

Massacrati. I numeri – che non mentono mai – certificano lo stato di salute precario dell’economia dell’Umbria. E il lavoro diventa una chimera, mitica e irraggiungibile. Secondo le stime di Cgil e Ires la situazione è quantomeno funebre. “La crisi colpisce duramente l'Umbria – spiegano Filippo Ciavaglia (Cgil Umbria) e Mario Bravi (Ires) - , lo abbiamo sottolineato più volte (-15,7% di Pil negli anni della crisi, -43% di investimenti pubblici e privati, oltre 14mila i posti di lavoro bruciati). Ma questa situazione, che dura ormai da 10 anni e che è sempre più arduo definire solo come “crisi”, non si manifesta dappertutto allo stesso modo. Perché - se è vero come è vero che tutta la nostra regione sta retrocedendo da un punto di vista economico verso performance tipiche delle regioni del Sud - è altrettanto vero che esistono differenze significative tra i vari territori dell’Umbria”. 

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E non è un calcolo fatto tanto per. E’ un “percorso di approfondimento”, spiegano, che  “ci è consentito grazie ai dati Istat sui 14 Sistemi Locali del Lavoro della nostra regione. Dati che confermano il dramma della fascia appenninica incentrata sui sistemi locali di Gubbio e Gualdo Tadino che perdono l 8% degli occupati dal 2008 ad oggi, ma che svelano anche, immediatamente dopo, la situazione pesantemente negativa di Perugia, che perde nello stesso periodo il 7% degli occupati”.

Un tracollo. L’orlo del burrone dove danzano vertenze, licenziamenti di massa e disoccupazione galoppante. Il Sistema Locale del Lavoro di Perugia, spiegano Bravi e Ciavaglia, “è composto da 9 comuni (Perugia, Corciano, Magione, Passignano, Tuoro, Torgiano, Deruta, Marsciano, San Venanzo). Il territorio complessivo corrisponde a 1.193 kmq, la popolazione residente è di 243.259 unità (oltre i 15 anni 213.400), gli occupati sono 103mila, i disoccupati 10.800, gli inattivi 98.600, il tasso di disoccupazione è al 9,4%”. 

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Ma il dato più rilevante, secondo la Ires e la Cgil dell’Umbria, è quello relativo al “trend” dell'occupazione nel confronto 2008-2016: “In questi 9 anni gli occupati sono passati dai 110.804 del 2008 ai 103.915 del 2016, con una perdita complessiva di 6.889 posti di lavoro, pari ad oltre il 7%”.

È un dato “pesantissimo, tenendo conto anche del fatto che nel corso di questo 2017 la situazione non è sicuramente migliorata. Lo testimoniano le tante vertenze aperte e il fatto (come dice l’Inps) che 4/5 delle assunzioni effettuate quest’anno sono caratterizzate da estrema precarietà e sono “lavoro povero””. Una crisi spietata, infinita e sterminatrice: “Questi dati dovrebbero far riflettere tutti, anche quella parte della politica perugina ed umbra che non sembra essersi accorta della situazione pesantissima che abbiamo di fronte – tuonano Bravi e Ciavaglia - . Rendersi conto della realtà per cercare di cambiarla: questo dovrebbe essere l'imperativo categorico a Perugia e in Umbria”. In sistesi: fate presto. 

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