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L'Umbria, la tempesta perfetta e il silenzio della classe dirigente: i dati di una regione in coma (popolazione, soldi, lavoro ed età)

I Comuni sono silenti e cercano di salvare il salvabile. La Regione non riesce a stare al passo dei tempi, delle crisi e del nuovo mercato del lavoro. Il Governo si ricorda dell'Umbria. Storia di un declino da record... serve un Piano Marshall per salvare gli umbri e dare un futuro alla nostra terra e ai nostri figli

Cosa si sta aspettando? Quando si cercherà di mettere in piedi un grande pensatoio per salvare l'Umbria che possa dare un nuovo progetto di vita a chi è nato o a chi vuole vivere in Umbria? I Comuni sono silenti e cercano di salvare il salvabile. La Regione non riesce a stare al passo dei tempi, delle crisi e del nuovo mercato del lavoro. Il Governo si ricorda dell'Umbria una volta ogni morte di Papa. Nel tritacarne mezza Umbria, quella che non ha uno stipendio fisso dato dai vari enti locali, regionali e nazionali.

Tutti i dati dimostrano che l'Umbria sta affondando salvo rare eccezioni industriali e il settore, sempre limitato, dell'export. Ormai è rimasto poco tempo per intervenire: servono gli stati generali salva-Umbria  per ridisegnare una mappa di sviluppo, welfare, turismo, innovazione e artigianato di qualità. Servono idee e gente credibile. Non servono i soliti poltronari.

Se ne è accorto anche l'assessore regionale alla sanità Luca Barberini nel giorno della presentazione - altri dati di un naufragio - del bilancio sociale dell'Inps in Umbria. "Siamo obbligati a creare un modello alternativo a quelli del passato non più proponibili che tenga conto di nuovi bisogni e nuove realtà". Dunque quando iniziamo? Da dove iniziamo assessore? La Presidente Marini ne è consapevole? Tutte domande in attesa di una risposta po-li-ti-ca.

Ma ricapitoliamo perchè dal nostro quotidiano online, perugiatoday.it, da tempo diciamo che siamo in piena tempesta perfetta.

Partiamo dalla demografia. All'inizio del 2000 anche l'Agenzia Umbria Ricerche teorizzava nel 2020 lo sfondamento del milione di abitanti. Eravamo in un contesto sociale ancora di crescita e l'Euro non era ancora in circolazione. E' successo l'opposto: nell'ultimo anno abbiamo perso 4mila abitanti che sono poco roba rispetto a quelli persi in sette anni per la precisione 30mila residenti. Praticamente è sparita una città un poco più piccola di Gubbio. Non è colpa del saldo negativo tra nascite e morti, pareggiato dalle famiglie degli stranieri, ma si tratta di vere e proprie fughe fuori regione o all'estero. Per lavorare, anche lavori tradizionali, minori... non tutti sono andati a Londra a fare gli ingegneri, medici e manager. Si è tornati agli anni '60 quando si emigrava in Svizzera, Belgio e Francia per "campare". Ritorniamo a numeri: nel 2010 l'Umbria aveva 917mila residenti contro gli attuali 888mila.

Pochi, pochissimi dunque, e per giunta tra i più vecchi d'Italia. Il bilancio sociale dell'Inps parla chiaro: l 26% degli abitanti è over 65 e, secondi solo alla Liguria, abbiamo il maggior numero di over 75 che si assestano al 12% della popolazione. Che la crisi in Umbria abbia più colpito che altrove lo dimostra la caduta rovinosa del reddito medio degli umbri molto al di sotto della soglia nazionale: Il PIL, pro capite, fra il 2007 e 2015, è calato del 10.8% con una diminuzione in Italia di -3.113 euro. In Umbria, collocata al penultimo posto in Italia, la situazione è ancora peggiore con un calo del 18.3% del PIL pro capite che ammonta ad una riduzione di -5.033 Euro. A questo va aggiunto che la pensione media in Umbria è di 527 euro al mese.

Il 2018 rischia di essere l'anno più nero: finiti gli ammortizzatori sociali, intaccati risparmi, chiuse le vertenze con tanto di licenziamenti ( tra cui Colussi e Perugina). Tutti i dati dicono che bisogna fare qualcosa alla svelta, cambiare rotta per darsi un futuro e salvando così la piccola Umbria. Bisogna che la politica batta un colpo.

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