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Economia

Umbria Mobilità: la Cgil ribadisce il 'no' alla privatizzazione ad ogni costo

Il sindacato Cgil non cambia idea e si dice convitna che ci siano i presupposti per altre soluzioni che possano portare ad un risanamento di Umbria Mobilità e non per forza ricorrere ad una privatizzazione forzata

"Bisogna mettere in campo tutte le azioni possibili per risanare Umbria Mobilità, difendendone la competitività e il ruolo strategico, all'interno del perimetro pubblico, perché esso è garanzia del diritto alla mobilità dei cittadini umbri, anche in quelle zone dove la convenienza del servizio non è assicurata. Se però nei prossimi mesi si dimostrasse inevitabile, per la salvezza dell'azienda unica, dei livelli occupazionali e dei servizi, un ingresso di soggetti privati, allora il sindacato e la Cgil in particolare, dovranno essere protagonisti delle scelte che saranno effettuate, per salvaguardare l'uniformità del servizio sul territorio, l'integrità delle varie attività in essere, i livelli occupazionali, le retribuzioni e i diritti dei lavoratori derivanti dagli accordi raggiunti nel corso degli anni".

E' questa la posizione della Cgil e della Filt Cgil dell'Umbria che stamattina hanno tenuto una conferenza stampa sugli ultimi sviluppi della delicata vertenza sull'azienda unica del trasporto regionale. Per il primo sindacato regionale sarà fondamentale che l'azienda resti pubblica.

“Umbria mobilità, anche nell'ipotesi di un ingresso di qualche socio privato, deve rimanere in ambito pubblico, non ora, ma per sempre - ha spiegato ancora Cristiano Tardioli segretario regionale Filt - Quindi, il pubblico dovrà comunque mantenere una quota rilevante, perché questo offre determinate garanzie di diritto alla mobilità".

Il concetto è chiaro e la paura del sindacato è che il privato potrebe decidere di tagliare sulle tratte non remunerative: "Al contrario, una privatizzazione selvaggia, ha aggiunto Mario Bravi, segretario generale della Cgil regionale - lascerebbe inevitabilmente tanti cittadini delle aree più isolate della regione, senza diritto alla mobilità”. Non indifferente sarà poi la selezione dell'eventuale soggetto privato, o meglio, partner industriale, che dovesse entrare in Umbria mobilità.

Per la Cgil, infatti, c'è grande differenza tra una società di diritto privato, ma con capitale pubblico, quale è ad esempio Trenitalia, con la sua controllata Busitalia, rispetto ad altri soggetti privati italiani o, peggio ancora, a grandi gruppi stranieri che hanno lasciato dolorose ferite in altre esperienze passate in giro per l'Italia.

Un passaggio specifico è stato poi riservato dalla Cgil al ruolo svolto, anzi, non svolto, dal sistema creditizio. “Le banche, che attraverso l'Abi hanno sottoscritto un Patto regionale impegnandosi a sostenere il sistema produttivo umbro – hanno sottolineato i rappresentanti del sindacato - non possono voltare le spalle ad un'azienda pubblica di fondamentale importanza per il sistema Umbria quale è l'azienda regionale dei trasporti”.

In conclusione il segretario Bravi ha annunciato l'intenzione della Cgil di dar vita entro la prima metà del mese di maggio ad una grande iniziativa pubblica all'interno della quale sarà presentato un 'piano industriale' per Umbria Mobilità e più in generale un'idea nuova per le politiche della mobilità in Umbria redatto dal sindacato.

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