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Sette anni da incubo: siamo più poveri, crollo del Pil, dell'occupazione e le case valgono di meno

Il Sole 24 ore ha effettuato una ricerca per capire quali territori sono stati maggiormente colpiti dai tagli, dal lavoro zero e dalla crisi dei consumi. Ecco il quadro per l'Umbria. Costretti persino a curarci di meno. A quando gli Stati Generali per ridisegnare il futuro?

Sette anni di crisi hanno lasciato il segno e molto probabilmente la ripresa è ancora sulla carta con segnali flebili buoni soprattutto per gli statistici. Il Sole 24 Ore ha voluto capire, con dei parametri ferrei, quali sono i territori dove la crisi economica ha inciso maggiormente stravolgendo la vita delle famiglie e dei lavoratori. L'Umbria ha subito morsi feroci da spending review e dalle politiche all'insegna della austerity.

La provincia di Terni è la settima in Italia per impoverimento, Perugia si attesta a metà classifica posizionandosi oltre la 50esima posizione. Ma il vero dramma è la disoccupazione dove Perugia passa da un tasso di senza lavoro al 4,30 per cento ad un uno quasi triplicato 10,40. Non c'è lavoro dunque e quello che c'è, nella statistica non si dice, è precario o stagionale. Nonostante le grandi crisi industriali Terni passa dal 5% di disoccupati al 10,26%. Le ricchezze a disposizione (il Pil pro-capite) a causa di questa situazione e della crisi dei consumi è sceso ulteriormente. Meno 6 per cento a Perugia (dai 22.937 euro del 2007 ai 21.555 del 2014); Terni del 6,7% ( da 22.041 a 20.557).  Nel ternano la situazione economica è così difficile che si spende di meno persino per i farmaci: meno 4,7% rispetto al 2007 e questo a fronte di patologie e invecchiamento (dei residenti) in continua crescita.

Mancanza di lavoro, povertà e fuga di giovani all'estero comportano anche un deprezzamento delle case da rivendere magari per fare cassa e aspettare tempi migliori: nel capoluogo si è passati da 2600 euro al metro quadro agli attuali 2150 euro il che vuole una diminuzione del 17,3; a Terni il calo è del 12 per cento. Inutile per famiglie e aziende chiedere prestiti anche perchè con la crisi sono aumentati i cattivi pagatori e la busta paga di un precario spesso non viene presa in considerazione per mancanza di certezze e garanzie. Il monte dei prestiti in Umbria è sceso intorno al 3 per cento.

Insomma in 7 anni di crisi siamo stati spolpati vivi e la cosa più grave non c'è lavoro e quel poco rimasto è sempre di più in bilico. Servono degli stati generali dell'Umbria per ripensare il futuro. Ma tutto tace o peggio ancora si continua a livello nazionale e locale con interventi tampone. Cosa si aspetta? 

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