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Economia

Indagine di Agenzia Umbria Ricerche - Come è cambiata la nostra vita con il lavoro da casa: difficoltà, pregi e futuro

La ricercatrice Enza Galluzzo ha analizzato aspetti positivi, negativi, difficoltà ma anche le prospettive future in chiave "ecco cosa ci ha lasciato in eredità questo metodo di lavoro"

Una volta era su base volontaria, una scelta di vita, spesso per conciliare famiglia e sentirsi creativamente liberi. Anche la parola stessa - rigorosamente inglese che fa più effetto - smartworking ne indicava l'essenza: lavoro agile. Ora però che a causa del coronavirus la nostra vita di sempre è stata "interrotta" e la fase 2 è magnificamente teorica, in molti ci siamo trovati senza averlo deciso rinchiusi in casa invece che sul proprio posto di lavoro. In migliaia anche in Umbria abbiamo subito e non scelto lo smartworking che è mutato velocemente: non più agile né conciliante con la famiglia, non certamente - almeno per molti - con ritmi umani, anzi il carico di lavoro è aumentato.

La sensazione, in questo contesto, è quella di non "staccare mai", quella di essere reperibile h24. Lo smart-working è diventato, secondo molti esperti, homeworking o lavoro da remoto con l'aggiunta della fretta e l'angoscia da prestazione per via dell'emergenza. Da qui nasce lo studio di Agenzia Umbria Ricerche su questo aspetto diventato da marginale a quasi totalitario di un certo mercato del lavoro. La ricercatrice Enza Galluzzo ha analizzato aspetti positivi, negativi, difficoltà ma anche le prospettive future in chiave "ecco cosa ci ha lasciato in eredità questo metodo di lavoro". 

LA PREMESSA - "Lo smartworking originario è caratterizzato innanzitutto dalla volontarietà e, nel suo sviluppo virtuoso, nasce come alternanza tra lavoro in presenza e lavoro agile nell’arco della settimana; prevede il coinvolgimento graduale dei lavoratori; viene attuato attraverso un progressivo adeguamento dell’intera organizzazione: a partire da un assessment iniziale e dall’introduzione di un piano aziendale, fino alla sperimentazione, all’acquisizione e alla messa in opera dei supporti tecnologici, alla ridefinizione degli spazi e al monitoraggio del suo impatto".

L'EVOLUZIONE AI TEMPI DELL'EMERGENZA - "Al contrario i caratteri dello smartworking emergenziale sono stati l’obbligatorietà, la repentinità e il coinvolgimento massivo. Possiamo dire che lo smartworking emergenziale è una estremizzazione nei numeri (tutto il personale), nel tempo (tutti i giorni) e nello spazio (confinamento). Tanto che molti studiosi hanno definito l’attuale più come homeworking o lavoro da remoto. Inoltre lo smartworking emergenziale ha trovato molte Organizzazioni impreparate sia a livello tecnologico che organizzativo e procedurale. 

L'IMPATTO SUI LAVORATORI E LE RISPETTIVE FAMIGLIE - Anche dal lato dei lavoratori ha coinciso in generale con una situazione familiare di piena vita domestica di tutta la famiglia, con indubbie maggiori difficoltà ed oneri in particolare per le donne. A tale proposito mentre nella formulazione originaria della legge lo smartworking è anche un importante strumento di conciliazione, durante il periodo di emergenza sanitaria la concomitanza a casa di tutti i membri del nucleo familiare potrebbe creare condizioni non ottimali per i ritmi di lavoro e di vita.

GLI ASPETTI NEGATIVI - Nella ricerca di Aur sono emersi anche gli aspetti negativi e quelli da modificare in una fase 2 dove ancora il lavoro da casa rischia di essere molto praticato e imposto: "confinamento, difficoltà nelle relazioni, ostacoli tecnologici, resistenza al cambiamento, superlavoro ma di contro anche lavoratori che, nonostante l'emergenza e le incombenze, abbassano il proprio livello di attenzione e di ore lavorate. 

QUELLI POSITIVI SPERIMENTATI - "Sono stati acquisiti elementi importanti: è stato sperimentato che molte attività possono essere svolte anche a distanza e molti servizi possono essere erogati on line; sono state apprese le potenzialità dei mezzi tecnologici; è stato testato un modo di lavorare nuovo, per obiettivi. È importante che tali risultati cognitivi ed organizzativi siano valorizzati e capitalizzati al meglio per affrontare le fasi successive".

IL FUTURO E I CAMBIAMENTI DA APPORTARE - "Un ruolo importante nella fase emergenziale, e ancor di più nelle fasi di ritorno graduale ad una normalità che sarà comunque diversa, è quello del management. In tutti i momenti di cambiamento e trasformazione e soprattutto in questo periodo di scenari mutevoli è importante il compito di presidio dell’unità dell’organizzazione e di accompagnamento al cambiamento svolto da chi sta in posizione dirigenziale. È un momento in cui vi può essere la perdita di punti di riferimento, la faticosa sovrapposizione tra vita privata e lavorativa, si possono creare inefficienze organizzative, dubbi su priorità, ritrosia all'utilizzo di nuovi strumenti, possono emergere bolle di super lavoro o anche angoli di inevitabile inattività, segnali di abbattimento e sfiducia o dimostrazioni di creatività e attivismo". 

"Inoltre vi è un unanime consenso anche verso l’importanza del ruolo giocato da comunicazione, formazione e analisi organizzativa. Occorre sperimentare nuove forme di comunicazione da remoto, in cui vi sia, da parte di tutti gli attori, una maggiore messa in gioco delle proprie capacità, maggiore disponibilità al dialogo, creatività e capacità di adattamento; una comunicazione bidirezionale tesa a individuare le soluzioni migliori in uno scenario mutevole. In secondo luogo la formazione. Questo tempo di transizione può essere una irrinunciabile occasione di ampliamento e consolidamento degli apprendimenti. Una prima opportunità è rappresentata dalle competenze digitali che pongono a riposo molti dei diffusi modi di vivere il lavoro imperniati (anche se sempre meno) sulla carta e sulla presenza. Lo stimolo digitale dato dall'emergenza sanitaria può far recuperare in tutti i settori un gap pesante che grava sulla nostra società. In ultimo, l'analisi organizzativa. Un serio assessment sui propri processi, risorse e potenzialità accanto al monitoraggio del presente, è l'antidoto per non perdere la “rotta” in un mare tempestoso o comunque in movimento che ci aspetta nei prossimi mesi. È indispensabile per pianificare attività e modalità che dovranno essere adattabili e comunque efficaci".

LE CONCLUSIONI - "L'esperienza fatta da tante aziende nel periodo pre-crisi ci dice che lo smartworking può avere le potenzialità per essere uno strumento per conciliare efficienza organizzativa, innovazione tecnologica, crescita delle competenze, conciliazione e work-life balance.  L'esperienza in corso inoltre ci mostra lo smartworking come strumento indispensabile per far fronte alla crisi sanitaria, seppure con i suoi limiti. Questo fa supporre che lo smartworking continuerà ad essere presente anche nel nostro futuro. Ma come tutti gli strumenti (perché di strumento si tratta) dovrà essere ben calibrato alle fasi ed ai tempi non facili che ci aspettano. L'architettura del lavoro del prossimo futuro dipenderà da quanto sapremo capitalizzare il buono emerso da questo duro periodo, arginando gli aspetti negativi".

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