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Turismo, "ripresina" nel 2018: "Ma serve più cura del territorio, al Trasimeno emergenza chironomidi"

L'indagine di Faita-Confcommercio Umbria: "Migliora la situazione di arrivi e presenze rispetto al 2017, ma il settore sconta l’insufficiente cura del territorio"

Bene, ma non benissimo. Ripresa a macchia di leopardo per il turismo all'aria aperta in Umbria nel 2018. Secondo l'indagine di Faita-Confcommercio Umbria il problema è "l'insufficiente cura del territorio". Un esempio su tutti: "Al Trasimeno è emergenza chironomidi". 
Spiega il presidente Faita Umbria Claudio Baldoni: “L’innalzamento qualitativo delle strutture è un elemento importante su cui gli operatori sono disposti a  lavorare, ma non serve a nulla se poi non ci sono le condizioni ambientali favorevoli per dare impulso a questo fondamentale segmento del turismo in Umbria".

E ancora: "Il Trasimeno, che insieme ad Assisi ha la maggiore concentrazione di strutture, quest’anno peggio che mai ha subito gli effetti  devastanti della mancanza di interventi sia per prevenire l’invasione dei chironomidi, sia per una adeguata manutenzione delle sponde. Purtroppo si è innescato un circolo vizioso: le acque  del lago si abbassano, le alghe crescono e diventano più invasive e fastidiose, gli insetti trovano le condizioni ideali per proliferare, i ragni trovano cibo abbondante e a loro volta  crescono in modo abnorme creando ragnatele che sono vere cattedrali.  Si può ben immaginare l’effetto che tutto questo ha sui turisti. Bisogna spezzare questa catena, con interventi mirati, efficaci e  soprattutto tempestivi. Un operatore che – esasperato dalla situazione -  ha deciso di intervenire da solo e a proprie spese per ripulire le sponde si è beccato una sanzione. Faita Confcommercio – conclude Baldoni – chiede alla Regione e alle altre istituzioni competenti risorse dedicate e soprattutto una programmazione approfondita e articolata degli interventi, che ottimizzi la gestione delle risorse stesse. In un mercato sempre più competitivo e alle prese con cambiamenti climatici su cui certo non possiamo incidere,  il settore del turismo all’aria aperta – che rappresenta un valore enorme per la nostra regione – deve  ricevere un deciso impulso ed essere messo nelle condizioni ideali per operare e produrre ricchezza indotta per l’intera economia regionale”. 

Così, prosegue la nota di Faita, "se il 2017 era stato un anno molto difficile per il turismo all’aria aperta in Umbria, essendo immediatamente seguente al terremoto, secondo quanto emerge da un’indagine condotta tra i propri associati da Faita Umbria, la Federazione delle strutture all’aria aperta aderente a Confcommercio, il bilancio 2018 è in miglioramento, ma molto a macchia di leopardo, c’è chi è cresciuto in arrivi e presenze,  c’è invece chi è calato, e  offuscato da problemi annosi e sempre irrisolti. Insomma, meglio del 2017, ad esempio ad Assisi e Bevagna,  ma non proprio bene, se rapportata alla stagione  2016 pre-sisma".

Ma qualche speranza c'è. In fondo è pur sempre una "ripresina". Ancora Faita: "A salvare la stagione 2018 soprattutto l’aumento di turisti italiani, prevalentemente del Centro-Nord, mentre gli stranieri sono cresciuti in alcune zone – Assisi, e anche il Trasimeno, ma diminuiti in altre.  Immutati i luoghi di provenienza: Olanda, Germania, Francia, Regno Unito, Belgio.  Nel novero complessivo di arrivi e  presenze gli stranieri rappresentano comunque sempre – con circa il 60% – la componente predominante".

Nella  offerta della ricettività all’aria aperta, conclude la federazione aderente a Confcommercio, "prevale ancora con l’80% del totale la presenza di  piazzole da utilizzare con camper e roulottes; il 18% è costituito da bungalow e  da case mobili. La stagione del turismo all’aria aperta è tarata su una durata di circa 6 mesi, e proprio in relazione alla sua brevità non  conforta il tasso di occupazione media regionale, che si attesta sul 20%. La permanenza media è di 6-8  giorni nel Trasimeno,  di 2-3 giorni nel resto dell’Umbria".

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