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L'Umbria che riparte | Sbloccata la silvicoltura. Morroni: "Erano a rischio le scorte di legna per le famiglie"

La decisione del Governo dopo le pressione di Lega e Regione Umbria. Settore fondamentale per le famiglie e l'economia delle zone di montagne

Mai come in questo periodo la silvicoltura umbra - ovvero l'economia del bosco, finalizzata soprattutto per il taglio e vendita della legna - è stata centrale nel dibattito economico regionale e nazionale. Il taglio del bosco è previsto fino al 16 aprile, dunque un lavoro stagionale. Con il blocco del decreto Conte di questa attività - che avrà bisogno di proroghe - si rischiava di impoverire ulteriormente i territori marginali, di montagna dell'Umbria e soprattutto di non avere scorte per il riscaldamento delle famiglie.

La Lega - prima con il deputato Marchetti, poi con il senatore Briziarelli - aveva lanciato l'allarme e presentato l'emendamento per la riapertura del settore e proroga. Stesse pressioni dall'assessorato all'agricoltura guidato da Roberto Morroni e dalle associazioni di categoria. Alla fine il Governo ha inserito la silvicoltura nella lista delle aziende che possono riprendere ad operare.  “Ho accolto con grande soddisfazione la decisione del Governo di consentire la ripresa della silvicoltura e dell’utilizzo aree forestali con il nuovo Dpcm deputato a dare il via a riaperture di alcune attività.  Una decisione importante, che inciderà positivamente sulla corretta gestione del territorio e sull’economia della nostra regione”. 

Morroni ha sottolineato come il perdurare del blocco delle attività di taglio del bosco, tenuto conto della stagionalità degli interventi, avrebbe potuto anche determinare serie ripercussioni sulla capacità di approvvigionamento nel prossimo autunno-inverno di una fonte di combustibile come la legna, ampiamente utilizzata per il riscaldamento da circa il 50% delle famiglie umbre. Molto probabilmente serviranno delle proroghe per terminare il taglio e il trasporto degli alberi del bosco. Ma sarebbe scongiurato il rischio di non avere scorte sufficienti per la legna in vista del prossimo inverno. 

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