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Economia

Ubi Banca e Centro Ricerca Einaudi, rapporto sull'economia: l'Umbria sempre più giù, sempre più povera

Presentazione del Rapporto Einaudi, organizzata da UBI Banca, che si è svolta al Barton Park di Perugia

La situazione è grave ma se ne parla poco, pochissimo. Meglio scontrarsi con le ideologie, del secolo scorso, rossi contro neri, neri contro rossi, piuttosto che avere il coraggio di cambiare rotta partendo dalla rifondazione dell'Umbria, attraverso degli Stati Generali dove scrivere le linee guida per il futuro. Ma se la politica continua ad andare avanti con il suo progetto senza risultati tangibili, dal mondo bancario e dalle imprese invece si è deciso di affrontare la realtà dei numeri: l'Umbria è ufficialmente una regione con una economia da centro-sud ed una delle regioni che ha pagato di più la crisi. Tutto questo nonostante i conti siano in ordine, nonostante una sanità che è presa a modello per qualità e costi per le altre regione. I problemi sono tre: povertà, disoccupazione, fuga degli under 40. Ecco dunque che il futuro si fa incerto. Ma non lo dice Perugiatoday.it, tutto questo è emerso al Barton Park che ha ospitato Perugia il XXIII Rapporto sull’economia globale e l’Italia curato dal Centro Einaudi e sostenuto da UBI Banca. 

Il centro Einaudi ha specificato, grafici alla mano, che la nostra regionale dal 2000 al 2017 è crollata in fatto di Pil (prodotto interno lordo) diminuiti addirittura del 10,5%, a fronte di una crescita nazionale del 2,8 per cernto e una media del Sud (negativa) del 6,4%. Siamo al penultimo posto nazionale di questa speciale classifica che ribadisce quanto lavoro perso, quandi denari bruciati, quanto poter di acquisto perduto. Economia da mezzoggiorno d'Italia è stata definita dai relatori e non certo da regione del Centro dove la Toscana cresce, le Marche faticano ma tengono botta. 

Oggi come oggi l'Umbria rappresenta 1,3 per cento del Pil del Paese tenuto conto che l'Italia a livello nazionale è l'1,8 del Pil Mondiale contro il 3 della Germania. A parte l'export, il settore chimico e meccanico, tutti gli altri sono in crisi: malissimo l'edilizia, male persino tessile e commercio. Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Comercio e relatore del convegno è stato chiaro sull'andamento del 2018: "Aumentano i prezzi, calata l'occupazione dell'0,5 per cento, meno 1% la produzione". 

In fatto di Libertà Economica l'Umbria ha perso altre due posizioni (dal decimo al 12esimo posto), ma quello che preoccupa di più è il numero delle famiglie povere che è cresciuto a dismisura, famiglie che spesso non sono in grado neanche di potersi curare e quindi non acquistano i farmaci. Il Centro Einaudi declassa la nostra regione di altre 3 posizioni in fatto di povertà: dal sesto al nono posto. 

L'Umbria dunque deve cambiare pelle per risalire prima a livello nazionale e poi internazionale. Serve una nuova visione, formazione continua, sostegno alle start-up, offerta turistica cone marketing territoriale vero. Ma serve che anche l'Italia e l'Europa facciano la loro parte come ribadito Marcello Signorelli, Professore di Politica Economia dell’Università degli Studi di Perugia: "Per produrre crescita serve la progettazione e il finanziamento di opere pubbliche, non necessariamente grandi opere, ma medie e piccole riguardanti la messa in sicurezza del territorio, le strade, scuole. Allo stesso tempo l'Europea deve autorizzare gli Stati a scorporare gli investimenti dai vincoli della spesa pubblica. Fino ad oggi è stato fatto l'esatto contrario. Anche in Europa si stanno convincendo che di solta austerity non si vive".

Le cose vanno male ma dai vertici di Ubi arriva una speranza - una delle banche che negli ultimi tempo ha investito e molto in Umbria-Toscana dopo l'acquisizione di Etruria - datro che ci sono imprese e imprenditori capaci e in grando di fare da modello per le nuove generazioni, sempre però se si cambia pelle, strategia politica e fisco. "L’Istituto di credito ha infatti voluto offrire al pubblico interessato della città una lettura privilegiata del contesto marcoeconomico attuale”, ha spiegato Manuel Bignotti, responsabile della Direzione Territoriale Umbria di UBI Banca. “Contesto che richiede a ciascuno di noi un impegno straordinario nella gestione di questa delicata fase congiunturale affinché gli effetti delle nostre azioni portino a compimento progetti utili al futuro di queste terre. Terre ricche di un tessuto produttivo ancora capace di generare valore per le collettività”. 

Dello stesso avviso anche l'assessore-professore Michele Fioroni che inneggia al cambiamento ed elogia gli imprenditori: "Farcela in Umbria è più difficile che in tante altre regioni. Le imprese umbre che sono state capaci di conquistare i mercati internazionali sono state ancor più brave se consideriamo la posizione di vantaggio territoriale da cui partono, ad esempio, i loro colleghi veneti e lombardi e dobbiamo partire da queste per ripensare il futuro".

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