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Perugina, la vertenza si complica e diventa internazionale: è sciopero. "Il Governo faccia la sua parte"

Il 27 luglio incontro importante al Ministero dello Sviluppo Economico. I sindacati temono la cessione dell'intero comparto di Netlè. In 340 a rischio nel 2018, ma si teme anche per il futuro. Appello alla città: "Uniti in questa battaglia"

Si complica sempre di più la vertenza della Perugina. Ad incidere sul futuro dello stabilimento di San Sisto non c'è soltanto il piano con tanto di 340 persone da ricollocare (dentro e fuori l'azienda) ribadito alle Rsu da Nestlè Italia. Ma sui mercati internazionali si parla - senza conferme ufficiali - dell'ipotesi di cedere l'intero comparto "confectionery di Nestlé" - dolci -. Dinamiche di largo respiro che rischiano di incidere pesantemente sulla realità locale. Le contromisure? Secondo le Rsu e i sindacati di categoria a questo punto è necessario che la vertenza Perugina diventi a carattere nazionale per trovare nuovi strumenti di tutela dei potenziali esuberi e allo stesso tempo capire la strategia di Nestlè in ambito nazionale ed europeo.

“Abbiamo bisogno che la vertenza Perugina assuma il suo carattere naturale - hanno spiegato Michele Greco (Flai Cgil), Dario Bruschi (Fai Cisl) e Daniele Marcaccioli (Uila Uil) insieme ai rappresentanti della Rsu, Luca Turcheria e Fabiano Rosini - che è quello di vertenza di carattere nazionale, finalizzata a chiarire le intenzioni di Nestlé verso il nostro paese. Per questo - hanno aggiunto i rappresentanti dei lavoratori - chiederemo al governo di intervenire su due fronti: richiamare la multinazionale al rispetto dell’accordo del 2016, che prevedeva il rilancio della fabbrica attraverso gli investimenti e non certo un taglio di 340 posti di lavoro, e mettere a disposizione gli strumenti necessari per la gestione dell’accordo stesso da un punto di vista sociale”. 

Ma quali strumenti necessari sono urgenti? Serve una proroga per gli ammortizzatori sociali a tutela dei lavoratori e allo stesso tempo per convincere la multinazionale a portare avanti, con tutto il tempo necessario, l'accordo di rilancio siglato nel 2016 e che prevede il "bacio" sui mercati internazionali e uno stabilimento più tecnologico.

Questo è lo scenario, complicato. Per questo assume un ruolo fondamentale il tavolo nazionale programmato il 27 luglio al Ministero dello Sviluppo Economico. A fare pressioni ci penseranno sia a Roma che a Perugia i lavoratori della Perugina: sciopero di otto ore proclamato dai sindacati e due manifestazioni (una a Roma sotto il Mise con almeno duecento lavoratori che raggiungeranno la capitale, l’altra davanti ai cancelli della fabbrica a San Sisto). Ma non basta: serve una pressione che viene anche dal territorio. Da qui l'appello lanciato oggi ai cittadini di Perugia e della provincia.

"Quello che vogliamo lanciare - hanno ribadito i sindacati - oggi è un appello a tutta la città e a tutto il territorio: la vertenza Perugina non riguarda solo i lavoratori, ma la nostra comunità nella sua interezza. Abbiamo bisogno che la cittadinanza, le forze politiche, le istituzioni facciano muro contro il tentativo di Nestlé di cambiare le carte in tavola e assestare un colpo durissimo alla fabbrica simbolo di Perugia e del cioccolato in Italia”.

Il sindacato chiede e pretende il rispetto di quegli impegni assunti con il rilancio dei prodotti Perugina: "Non si può pensare che il rilancio della Perugina si faccia sulla pelle dei lavoratori, questo non lo permetteremo”.

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