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Perugina , gli esuberi attuali sono la punta dell'iceberg? La rabbia degli operai in Comune: "Solo il bacio è intoccabile come produzione..."

Da San Sisto non se ne va solo parte della produzione, ma anche il lavoro impiegatizio: "E' la dimostrazione che Nestlè non punta su Perugia"

Tutti uniti per dare un futuro stabile allo stabilimento di San Sisto dello storico marchio Perugina. I consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, membri della commissione lavoro, dopo aver ascoltato le Rsu aziendali e alcuni operai, hanno votato all'unanimità l’ordine del giorno dei consiglieri Pd Erika Borghesi e Alvaro Mirabassi che impegna il Sindaco e la Giunta affinchè si attivino presso la Regione dell’Umbria per mettere la questione Perugina al centro dell’azione politica per evitare ulteriore impoverimento di personale e di produzione dello stabilimento. Ben 364 sono gli esuberi - ormai frutto dell'accordo tra le parti - che da giungo entreranno in regime. Un taglio doloroso seppur attutito da un passaggio al part-time per la stagrande maggioranza, prepensionamenti, uscite volontarie, ricollocamenti presso altre aziende tramite incentivo rilasciato da Nestlè.

Il futuro è incerto anzi incertissimo come ha ribadito il rappresentante della Cgil Turcheria: "Nel giro di qualche anno -ha proseguito- Nestlé manterrà le produzioni che garantiranno una marginalità più elevata, che nel settore dolciario, significa abbattimento dei costi fissi, ristrutturazioni e chiusura di stabilimenti.” A suo avviso, il tema portante è quello produttivo e manifatturiero: “L’unica clausola di salvataggio che abbiamo per ora -ha spiegato ancora Turcheria- è il Bacio Perugina, tutte le altre produzioni possono essere trasferite da un momento all’altro in altre fabbriche del gruppo con costi minori.” Dello stesso avviso anche il rappresentante della Uil, Chiatti per il quale la discussione ancora è viva, l’accordo siglato venerdì scorso è tuttora aperto. Anche per lui, il ruolo delle istituzioni è proprio quello di capire che cosa Nestlé vuole fare dello stabilimento di San Sisto per il prossimo futuro. Nel documento consegnato in commissione gli stessi lavoratori chiedono anche la costituzione di una commissione tecnica di controllo quale anello di congiunzione tra i lavoratori e l’azienda; la rendicontazione dei 60 milioni di euro per il rilancio, sui quali a loro avviso c’è poca chiarezza e consapevolezza da parte dei lavoratori. Chiedono anche che le istituzioni si impegnino, insieme ai lavoratori e ai sindacati, a portare avanti la vertenza sviluppando strategie a salvaguardia del lavoro e di rilancio sul mercato dei prodotti Perugina.

In particolare, facciamo richiesta -ha detto- di sospensiva della procedura di chiamata da parte dell’azienda per formalizzare la riduzione dell’orario di lavoro, con la concreta possibilità dell’apertura alla cassa integrazione, per consentire ai lavoratori di avere più tempo per riflettere sulle scelte da fare, che condizioneranno la vita futura loro e delle loro famiglie.” Alcuni lavoratori hanno sostenuto di essere stati messi alle strette, di aver dovuto accettare la riduzione di orario senza possibilità di poter tornare indietro. “L’impegno delle istituzioni -ha ribadito la signora Rubeca- deve essere oggi quello a bloccare subito la procedura di chiamata da parte del direttore del personale, che comincerà dal 19 marzo, per formalizzare la riduzione di orario. Altrimenti tutto ciò che verrà fatto dopo sarà inutile.” Altri lavoratori hanno sottolineato che non è solo una questione di settore produttivo dell’azienda: “Anche il lavoro impiegatizio -ha spiegato Ciocchetti- lo si sta portando via da Perugia, il che significa a maggior ragione che Nestlé non punta assolutamente su Perugia".

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