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Crisi della Perugina, "Nestlè strizza Perugia come un limone. Non c'è rilancio"

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Carla Spagnoli del Movimento per Perugia sulla crisi della Perugina e "in risposta ai vertici di Nestlè"

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Carla Spagnoli del Movimento per Perugia sulla crisi della Perugina e "in risposta ai vertici di Nestlè".

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Il vicepresidente di Nestlè in un’intervista ha assicurato che "I Baci Perugina non si vendono" e che "dopo la San Pellegrino vogliamo far crescere anche Buitoni e Perugina". In tutta l’intervista il vicepresidente ha fatto leva solo sul passato, non una parola è stata spesa su come rilanciare la Perugina o su nuovi prodotti: le novità introdotte ultimamente hanno poco respiro e portano alla proliferazione dei “Baci” in una serie di varianti che non rafforzano il prodotto, anzi lo indeboliscono!

Il manager ha evocato anche i miti e i personaggi del grande schermo che si sono prestati a pubblicità per i “Baci”, ma quali pubblicità vengono fatte oggi per i prodotti Perugina? I Baci erano presenti agli albori della pubblicità televisiva, nei primi anni di Carosello, mentre oggi le campagne pubblicitarie, a eccezione di quelle per i “Baci” a San Valentino, sono inesistenti! Inoltre, nel leggere l’intervista, sembra che per Nestlè la Perugina sia solo il “Bacio”... Ma il marchio, e quindi lo stabilimento di San Sisto, si è sempre imposto per un “mondo Perugina”, un mondo caratterizzato da varietà di prodotti, da varie combinazioni e che si presentava sul mercato non solo con i “Baci”, ma anche con cioccolatini, tavolette, dragèes, uova cacao, pasticceria, caramelle e panettoni. Oggi le caramelle sembrano “vecchie” e non danno immagine di allegria. In un mercato invaso da gommose, gelatine e generi dietetici la Perugina è rimasta ancorata al vecchio concetto di caramelle dure! Anche la linea dei pasticcini appare superata e rituale, senza avere confezioni pratiche o monotipo che potrebbero incuriosire il consumatore. Lo stabilimento Perugina dispone di tre tecnologie: cioccolato, forno e zuccheri. Oggi non c’è nessun prodotto innovativo che abbini queste tecnologie, ci sono solo prodotti di massa, semplici e senza distintività! Sembra appartenere a un’altra storia la Perugina del “Trèbon” quando negli anni ’60 abbinavamo in un prodotto wafer, interno caramello ricoperto di cioccolato… Ferrero invece sui prodotti innovativi ha fatto scuola: basti pensare a quanti prodotti nascono dal banale abbinamento di nutella, wafer e nocciole. La Nestlè sta sminuendo la “Perugina” come ha già fatto con altri marchi storici: la Buitoni è stata divisa, con il disimpegno dai settori delle fette biscottate e della pasta secca, mentre la Motta ha ceduto alla Bauli i panettoni, che erano il cuore e il prodotto caratteristico del marchio! Di altre aziende come Berni, Locatelli, Vismara, eccetera neanche si sente più parlare… Nell’intervista il vicepresidente ha citato anche Ferrero, diventato competitor di Nestlè non solo nei prodotti ma anche nelle acquisizioni. È noto infatti che nei periodi di crisi le grandi aziende si rafforzano con le acquisizioni, magari anche per cambiare le strategie produttive. In questo senso Ferrero sta affinando le sue strategie in tema di fonti di approvvigionamento, a partire dalle nocciole.
 

Cosa sta facendo Nestlè, che è il primo gruppo alimentare mondiale? La Perugina ha come prodotto di punta il “Bacio”, che contiene nocciole. Come sta procedendo la multinazionale svizzera, visti l’aumento del prezzo delle nocciole e il monopolio di Ferrero? Come risolveranno il problema delle nocciole, magari per il prossimo, ennesimo, “Bacio”? Ferrero sta anche investendo sull’assunzione di giovani laureati e nuovo personale, mentre alla Perugina ancora non richiamano gli stagionali che lavorano in azienda da 10 anni! Per questo la citazione dell’intoccabilità dei soli “Baci” non rassicura: sembra quasi che si voglia ridurre lo stabilimento a un solo reparto! L’impressione è che Nestlè stia “tirando i remi in barca” nascondendosi dietro il cioccolatino-mito senza creare il presente!  L’ultima “perla” riguarda la presenza di una scuola di cioccolato a Expo, gestita dall’Università dei Sapori: perché la scuola dell’Università dei Sapori e non la scuola di cioccolato della Perugina, tanto più che Lindt ha il maitre chocolatier nel suo stand? Il vicepresidente di Nestlè termina la sua intervista vantando “una maggior attenzione alla nutrizione, alla salute e al benessere” e parlando di cibo come “soluzione, non problema”.  Si tratta, a parole, di una bella consapevolezza etica alla quale però dovrebbe associarsi la riflessione circa il ruolo di Nestlè nei territori in cui va ad investire… Investire, non strizzare come un limone!

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