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Una piazza gremita è il nuovo scudo per proteggere la Perugina: "Cari manager Nestlè dovrete fare i conti con tutte queste persone"

C'erano operai, sindacalisti, lavoratori di altre grandi vertenze umbre - dalla ex Merloni, Colussi e le acciaierie di Terni -, il sindaco Romizi, la presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini, pensionati, giovani e tutti i rappresentanti della categorie produttive di casa nostra. Tutti a dire che loro stanno con la Perugina

Perugia ha detto tre volte no questa mattina nel giorno della manifestazione #iodifendolaperugina. Il primo no: agli esuberi 360 allo stabilimento di San Sisto. Il secondo è stato rivolto alla nuova politica aziendale della Multinazionale Nestlè "basata più sull'arricchimento tramite finanza e speculazione che produzione di cioccolato di qualità". L'ultimo no a tutte le multinazionali che hanno come obiettivo di svuotare aziende del territorio per poi andarsene altrove "con le casse piene". Tre schiaffoni che stavolta possono far male anche ai colossi della finanza internazionale perchè arrivano non solo dalle Rsu della Perugina ma da una piazza gremita: 2mila persone.

C'erano operai, sindacalisti, lavoratori di altre grandi vertenze umbre - dalla ex Merloni, Colussi e le acciarieri di Terni -, il sindaco Romizi, la presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini, pensionati, giovani e tutti i rappresentanti della categorie produttive di casa nostra. Tutti a dire che loro stanno con la Perugina, ma anche con tutti quei lavoratori che vengono privati del posto di lavoro nonostante la propria azienda abbia una buona produzione e quote di mercato importanti, Non a caso questa piazza è stata definita da oggi lo scudo umbro al proprio settore produttivo, al mondo del lavoro. L'obiettivo ribadito da tutti i rappresentanti della Perugina è quella di far rispettare il Piano per il rilancio dell'azienda siglato più di un anno fa con Nestlè che prevedeva chiaramente di fare sacrifici e investimenti per riassorbire quella prima previsione di esuberi che si aggirava poco sotto i 200 lavoratori.

"Il 13 ottobre nella sede di Confinduatria è previsto un nuovo incontro con la multinazionale - ha spiegato dal palco Luca Turcheria, coordinatore delle Rsu della Perugina - ma se i manager vogliono spostare ancora una volta il dibattito sugli esuberi ce lo dicessero subito perchè così non perdiamo tempo e non andiamo. I manager devono dare risposte, ora, non solo a noi ma a tutta questa piazza che chiede il rispetto della storia di questa azienda, di questo territorio e il rispetto per i diritti di tutti i lavoratori. Le 5 pagine dell'accordo parlano chiaro: rilancio e innovazione per riassorbire gli esuberi. La strategia del nuovo manager di Nestlè Mondo non passerà perchè gli accordi si devono rispettare". 

Per i lavoratori della Perugina di San Sisto è inspiegabile l'atteggiamento della multinazionale dato che "i nostri prodotti sono apprezzati e acquistati in italia e nel mondo" e non c'è un "problema di produzione"; in più tutti sono concordi nel puntare sull'industia 4.0, quella fatta di ricerca e innovazione. "Da Perugia parte una sfida e una difesa del lavoro in tutta l'Umbria. Non possiamo perdere. Ma serve anche l'impegno della politica per sostenere chi perde il proprio posto di lavoro e nuove formule per gli ammortizzatori sociali dato che quelle vecchie hanno fallito".

Anche la Presidente della Giunta Regionale Catiuscia Marini ha spronato la Nestlè a fare un passo indietro e elaborando un nuovo piano per il rilancio dello stabilimento: "La vertenza della Perugina è anche una vertenza simbolo che riafferma la necessità che le imprese diano sempre più concretamente valore alla ricchezza prodotta dalla finanza, ma soprattutto alla qualità del manufatto che ha dietro competenze professionali, posti di lavoro e persone che hanno bisogno della produzione reale e non degli algoritmi della finanza. Come istituzioni –ha concluso la presidente - ci aspettiamo che al prossimo incontro al ministero pe rlo sviluppo economico, del 9 novembre, Nestlè venga non più con il piano sociale, ma con un nuovo piano industriale sul qualanche le istituzioni potranno dare un apporto in termini di investimenti e di strumenti per l’occupazione”.

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