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Economia

Crisi, analisi shock dell'Ires-Cgil: Umbria fuori nel 2020

L'Ires ha fatto il quadro della situazione economica ed occupazionale dell'Umbria. Produzione industriale malissimo, consumi delle famiglie ridotti dell'8 per cento

Aumenta il numero di persone che cerca, senza trovarlo, lavoro: segno di una crescente difficoltà all'interno delle famiglie. Il Pil procapite umbro, in termini reali, è tornato ai livelli del 1995. E' la fotografia redatta del Focus economia sull'Umbria, curato dall'Ires Toscana, l'istituto di ricerca della Cgil, in collaborazione con il sindacato umbro. A confermare il momento difficile di casa nostra ci sono poi i dati sui consumi: nel terzo trimestre 2012 le vendite al dettaglio in Umbria sono calate dell'8,4%, con una forte contrazione anche per i prodotti alimentari: “La spesa delle famiglie umbre – afferma l'Ires – sta subendo una correzione verso il basso che sembrerebbe diventare sempre più strutturale”.

I tempi per intravedere la luce in fondo al tunnel sono infatti lunghi. Secondo Giovagnoli, se ci sarà ripresa, la produzione industriale non tornerà comunque ai livelli precrisi prima del 2020, con conseguenze di carattere occupazionale e sociale che sono facilmente intuibili. L'analisi prosegue poi con i dati su esportazioni (l'unico elemento in controtendenza, ma in Umbria il peso dell'export è sottodimensionato rispetto alla media del Paese) e quelli sul credito, particolarmente preoccupanti. Un quadro d'insieme che, se possibile, innalza ulteriormente il livello d'allarme.

“Noi crediamo che di fronte a uno scenario di questo genere ci sia bisogno assoluto di un cambio radicale nelle politiche economiche e sociali di questo Paese, rimettendo al centro dell'agenda politica il lavoro – ha detto in conclusione Mario Bravi – da parte nostra intendiamo portare un contributo di proposta, incentrato sul piano per il lavoro che stiamo sviluppando insieme alla Cgil nazionale e sul quale, il prossimo 6 febbraio, costruiremo un'iniziativa per chiamare allo scoperto le imprese, le istituzioni e la politica. Non si può parlare di altro – ha concluso Bravi – l'emergenza assoluta è il lavoro”.

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