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Economia

Imu Marsciano, immobili produttivi e seconde case: Cna elogia il Comune

La Cna di Marsciano mostra segni di apprenzzamento per la volontà del Comune di differenziare l'Imu per gli immobili improduttivi da quelli commerciali che generano rendita

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

“Anche se le difficoltà permangono è sicuramente un segnale che apprezziamo quello del Comune di Marsciano, l’unico in tutta la provincia tra quelli con più di 15mila abitanti, a differenziare, ai fini Imu, gli immobili adibiti alle attività produttive e commerciali rispetto alle seconde case. Anche se l’aliquota deliberata, pari all’8,6 per mille, purtroppo è comunque troppo alta”.

Ad affermarlo è Giuseppe Barcaroli, presidente della Cna di Marsciano, che interviene nella polemica rovente che in questi giorni sta infiammando il dibattito politico e soprattutto gli animi dei contribuenti.

“Riconosciamo al Comune di Marsciano di avere affrontato nel corso degli anni una ristrutturazione della macchina amministrativa che l’ha portato ad avere la metà dei dipendenti rispetto ai comuni di pari grandezza e di avere proceduto all’esternalizzazione di tutta una serie di servizi che hanno consentito di arrivare a una seria razionalizzazione dei costi, così come riconosciamo che abbia fatto bene a dare questo segnale in controtendenza sull’Imu per le imprese.

Ricordiamo – precisa Barcaroli - che praticamente in tutti i Comuni si sta procedendo ad applicare agli immobili destinati ad attività produttive e commerciali l’aliquota massima del 10,6 per mille o superiore a quella deliberata per le seconde case: una decisione assurda, che non distingue tra strutture adibite alla produzione e immobili generatori di rendite, che penalizza ulteriormente le imprese, già costrette a fare i conti con un calo pesantissimo degli ordinativi e con mille altri problemi legati alla liquidità e all’aumento di tante altre voci.

Le imprese si trovano a pagare il doppio rispetto al passato. Qualcuno si è chiesto cosa succederà, anche in termini sociali, quando saranno costrette a chiudere i battenti? Non dimentichiamo, poi – conclude Barcaroli – che a Marsciano siamo alle prese da oltre due anni con la questione del terremoto e la ricostruzione che non accenna a ripartire: francamente cominciamo a sentirci terremotati di serie B. Auspichiamo che presto si apra il dibattito sulle politiche per la crescita e che alle piccole imprese venga riconosciuto il ruolo centrale che rivestono nell’economia regionale”.

 

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