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Economia

Gualdo Tadino, due sentenze confermano la battaglia per l'acqua della Comunanza Agraria

Dopo la decisione del commissariato per gli Usi Civici ora anche il Tar dell'Umbria che ha rigettato il ricorso

A Gualdo Tadino, ormai da anni, si combatte la cosiddetta "guerra dell'acqua" che riguarda la gestione delle risorse idriche dell'Appennino che attualmente, in parte, sono state concesse da Regione e Comune al colosso Rocchetta. Ma quelle sorgenti e tutto quello che ruota intorno al bosco e alla montagna viene rivendicato direttamente dalla Comunanza Agraria Appennino Gualdese che, dopo un periodo in sonno (non è stata mai chiusa definitivamente) è ritornata sulla scena con tanti di soci (alcune famiglie gualdesi) per rivendicare l'eredita degli avi finalizzato l'uso civico di questi bene. La Comunanza dunque vuole esercitare un ruolo fondamentale, rispetto al Comune e Regione, per la gestione delle risorse anche in chiave di sfruttamento, presente e futuro, delle sorgenti. I ricorrenti invece sono contrari e da qui la lunga battaglia giudiziaria. Due sentenze a favore della Comunanza sono arrivate in questi giorni. Pubblichiamo la relazione della Comunanza Agraria gualdese. 
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Con una importante sentenza il TAR ha ribadito ieri la piena legittimità e legalità della Comunanza Agraria Appennino Gualdese, rigettando l’ennesimo ricorso del Comune di Gualdo Tadino ritenendolo inammissibile ed improcedibile, e ribadendo così che la Comunanza è a pieno titolo riconosciuta dalla nostra Costituzione come ordinamento giuridico primario della comunità gualdese, dotato di capacità di autonormazione e di gestione del patrimonio naturale. Questa sentenza, a testimonianza della bontà e legittimità del percorso intrapreso, segue di pochi giorni la storica sentenza del commissariato per gli Usi Civici: le comunità originarie hanno pieno diritto di vivere, amministrare e tutelare autonomamente i propri patrimoni naturali; la gestione di boschi, acque e terreni collettivi torna ad essere dei soli gualdesi e per i gualdesi.

Anche le acque superficiali e sotterranee nelle proprietà collettive appartengono infatti esclusivamente alla collettività, in piena applicazione della Legge 168/2017, e non sono nella disponibilità né del Comune né della Regione che non hanno quindi competenza in merito, e nonostante i tentativi di appropriazione privata a danno della comunità, il magistrato stabilisce definitivamente che l’area e l’acqua Rocchetta appartengono ai gualdesi e a nessun altro. In sostanza è stato ripristinato lo stato originale di pieno possesso dei luoghi e delle proprietà così come voluto dai nostri nonni, che ci hanno lasciato in eredità luoghi e strutture unici e preziosi, che possono certamente essere concessi in uso per creare benessere per la comunità, ma dovevano e dovranno essere custoditi con maggiore cura e non sottratti alla disponibilità della comunità stessa.

Oggi, finalmente, la magistratura rivela la verità e sancisce come tutte le irregolarità ed illegittimità da noi denunciate abbiano arrecato un grave danno agli assetti fondiari collettivi, che dovrà essere quantificato. Venivamo accusati di fare troppi ricorsi “in punta di diritto”... Di fronte alla riconsegna di un bene così prezioso nelle mani della comunità - acque, fonti, e sorgente Rocchetta - tutti dovremmo gioire insieme senza divisioni, dall’ultimo gualdese fino al primo cittadino. Rivolgiamo un appello alla politica, perché quando anche la Legge indica la via, la si persegua e cessi questa serie di scontri inutili e dannosi per l’intera comunità Gualdese, ed inizi finalmente una stagione di vera collaborazione tra Enti a beneficio di tutti.

Serietà, coscienza, studio, dedizione, così come applicati nelle dure battaglie civiche portate avanti sino ad oggi per quello che riteniamo essere il bene della collettività, continueranno ad essere applicati nella gestione delle proprietà collettive da oggi in avanti, ricordando a tutti che le porte della Comunanza Agraria Appennino Gualdese sono sempre state e sempre saranno aperte a tutti i cittadini aventi diritto che vogliano partecipare alla tutela ed alla gestione del nostro prezioso tesoro.
 

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