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Economia

Grifo Latte, crisi dei consumi: "Giusto tagliare e puntiamo su vino e legumi"

Ascoltati in Regione i vertici del gruppo 'Grifo Latte' in merito alla esternalizzazione del magazzino di Ponte San Giovanni e al piano industriale peril futuro dell'azienda umbra

Per Carlo Catanossi, numero uno di Grifo Latte, è la migliore situazione per tutti e comunque è immodificabile: il magazzino aziendale sarà gestito da una cooperativa con conseguente licenziamento dei 18 dipendenti e ri-assunzione da parte del nuovo gestore che dovrebbe garantire un trattamento economico e di carichi di lavoro simile a quello con Grifo Latte. Dovrebbe, il condizionale in questi casi è d'obbligo. L'analisi è stata fatta in secondo commissione regionale a Palazzo Cesaroni.

Una scelta buona per tutti, almeno secondo Catanossi. Per i dipendenti: "se rimasse di nostra gestione in magazzino al momento avrebbe per noi 2 persone in eccedenza, destinate a diventare 4 con l'attivazione di un nuovo macchinario di confezionamento". Tradotto: meglio andare con la Servizi Associati - scelta per la gestione - che 4 licenziamenti definitivi. Il sindacati non la pensano uguale. Una scelta adatta per l'azienda alle prese con una crisi dei consumi alta (9 per cento): "Serve per abbattere i costi e comunque le esternalizzazioni iniziano e finiscono con il magazzino di Ponte San Giovanni e non riguarderanno dunque altre strutture della Grifo o altri lavoratori”. Insomma una scelta da applicare solo per Ponte San Giovanni. Ma i sindacati hanno dichiarato battaglia e non cederanno facilmente all'azienda.

IL PIANO INDUSTRIALE. Il Gruppo grifo impiega circa 1500 persone, 190 delle quali direttamente. La cooperativa risente di una crisi economica che ha contratto i consumi, anche alimentari, anche in Umbria, con un calo del settore lattiero caseario del 9 per cento. C'è una forte concorrenza sul lato del prezzo, soprattutto da parte di soggetti privati che non garantiscono una filiera ma recuperano latte comunitario sul mercato. 

Nel 2008 è partito il nuovo Piano industriale, con 20 milioni di investimenti previsti in aree marginali come Norcia (produzione di formaggi) e Colfiorito (mozzarella), una revisione dell'organizzazione interna e della struttura dei costi (il 68 per cento dei quali è rappresentato dal latte). Il Piano è stato concordato con i sindacati e prevedeva anche la chiusura degli stabilimenti di Fossato (che però dovrebbe essere riaperto a breve) e di Amatrice. Si punta a diversificare la produzione con legumi, vini della cantina di Amelia e gastronomia (che ormai in Umbria viene fatta da 3 sole aziende).

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