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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Nubi nere sulla Gesenu: chiesto prestito-ponte, fornitori "furiosi"

Il presidente Ventanni ha spiegato la crisi di liquidità che sta vivendo il colosso dello smaltimento dei rifiuti. La situazione è molto difficile e ricorda per certi versi quella di Umbria Mobilità. Ecco cosa sta accadendo a Ponte Rio

Il momento duro, economicamente parlando, di Gesenu continua e andrà avanti anche per il futuro prossimo. Una situazione che obbligherà l'azienda, che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, a non poter far nessun nuovo investimento e quindi zero rilancio della visione imprenditoriale che è ormai datata rispetto ai nuovi mercati. Le difficoltà sono state confermate dal presidente di Gesenu,  Luciano Ventanni, che è stato ascoltato dal comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull'amministrazione regionale, presieduto da Maria Rosi.

”Gesenu attualmente vive una situazione finanziaria molto dura. Però l'azienda non ha problemi di mercato o di prodotto. Lo scoglio maggiore sono i crediti pregressi che Gesenu vanta e che non riesce a riscuotere”. Ma il salvagente di Gesenu sono quei contratti firmati che ha in mano e che valgono per i prossimi dieci anni circa un miliardo di euro in lavori. Il presente è molto complicato però tanto è vero che i fornitori dell'azienda sono sul piede di guerra: i pagamenti vanno a rilento.

Il presidente ha ammesso che nel migliore dei casi si arriva a 300 giorni ma si tocca anche i 500 giorni di attesa. Preoccupante la richiesta di un prestito ponte – come avvenne con Umbria Mobilità – per ovviare alle difficoltà a causa dei crediti che non si riescono ad incassare:  "Sarebbe necessario - ha continuato Ventanni - un prestito ponte di 5-6 milioni di euro da parte dei soci, così da consentire una gestione più tranquilla dell'ordinario. Questo perchè i crediti immobilizzati che vantiamo da anni, nonostante le dichiarazioni del nuovo governo, non sembrano avere la possibilità di essere sbloccati”.  

Gesenu è pronta anche a vendere degli asset per fare cassa – come quello della Sardegna – e anche quello in Egitto dove la situazione politica è molto difficile. Nel piano salva-Gesenu è previsto uno snellimento della costellazione aziendale che è composta da 24 società. L'obiettivo è quello di concentrarsi nell'Italia centrale dopo i mancati pagamenti in Sicilia e Campania. Gesenu occupa oltre mille dipendenti, di cui 411 a Perugia e 490 nel resto dell'Umbria che insieme alla partecipate regionali arrivano a circa 700. Il costo annuo degli stipendi ammonta a 23 milioni di euro. Ha un fatturato di circa 100 milioni, di cui 40 dal Comune di Perugia, un bilancio sociale di 50 milioni e rapporti con circa 600 fornitori, di cui 250 sono umbri e rappresentano altri 23 milioni di spesa.

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