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La discesa dell'edilizia in Umbria, crollo verticale di aziende e lavoratori: perse oltre 2mila imprese: "Servono investimenti pubblici"

E’ il settore dell’edilizia quello più penalizzato. Dati alla mano, secondo l’indagine Cna sull’Umbria, le imprese del settore sono diminuite di 2.200 unità e hanno perso quasi 12mila occupati

E’ il settore dell’edilizia quello più penalizzato. Dati alla mano, secondo l’indagine Cna sull’Umbria, le imprese del settore sono diminuite di 2.200 unità e hanno perso quasi 12mila occupati. La ricerca “Analisi degli investimenti e degli appalti pubblici in Umbria 2008/18”, conferma che, complice il taglio secco di trasferimenti statali, gli enti pubblici, soprattutto i Comuni, in questi anni hanno tagliato le spese per investimenti tra il 40% e il 50%. A questo dato si aggiunge la secca riduzione dei permessi a costruire (-56%), che ha compromesso la dinamica degli introiti dei Comuni, e l’altrettanto secca riduzione degli appalti banditi dalle stazioni appaltanti locali, praticamente dimezzato (-51%) negli ultimi otto anni.

“Dal crollo in dieci anni degli investimenti pubblici, appalti dimezzati e permessi a costruire in caduta libera, sotto le macerie è rimasto il settore delle Costruzioni, che paga il conto più salato di questa ecatombe. Ma a farne le spese è tutta l’Umbria, con la sua carenza storica di infrastrutture e le mancate manutenzioni ordinarie.  I dati che emergono dall’indagine del centro studi Sintesi per conto di Cna confermano quello che le associazioni di categoria del settore delle costruzioni denunciano ormai da anni, strategie di uscita comprese” – si legge in una nota del Cna Umbria, Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa.

Per il presidente regionale di Cna Costruzioni, Mirko Papa, “Serve un piano straordinario di investimenti pubblici che metta mano alle carenze infrastrutturali dell’Umbria ma anche un programma di piccole opere immediatamente cantierabili se vogliamo dare una spinta alla ripresa economica ancora debole e, al contempo, sostenere il settore delle costruzioni, che ha sempre contribuito in maniera determinante al Pil regionale. Perché se è vero che la crisi è stata pesante per tutti, lo è stata in particolare per l’edilizia”.

Dall’indagine emerge anche un altro dato: in controtendenza rispetto ad altri settori (come ad esempio il manufatturiero) il comparto edilizia ha subito una progressiva riduzione della dimensione media e degli addetti per impresa. Ma quello delle Costruzioni è un settore che si è trasformato profondamente nel tempo. Si sono consolidate le tendenze già registrate negli anni scorsi: cresce ancora percentualmente il mercato delle riqualificazioni, del recupero e dell’efficientamento energetico (+79%), che nel settore residenziale ha schiacciato letteralmente la nuova costruzione, ormai relegata ad un 8% del totale dei cantieri esistenti.

“Le riqualificazioni e l’efficientamento energetico – ha affermato Pasquale Trottolini, responsabile umbro di Cna Costruzioni – hanno ridato un po’ di ossigeno al settore, ma si tratta di pannicelli caldi. Qui serve un autentico cambio di passo, a cominciare dal Governo, che deve puntare di più sulla crescita e in Umbria, ad esempio, dovrebbe fugare i dubbi sulla conferma nella finanziaria dei fondi per le periferie di Perugia e Terni. Ma vogliamo parlare dell’Ikea a Collestrada senza che si sia realizzato il nodo di Perugia? O della ricostruzione ancora al palo? O delle condizioni della viabilità secondaria, in una regione che si vorrebbe vocata al turismo? O, ancora, della messa in sicurezza del territorio? La lista delle cose da fare è lunga, ma se le casse dei Comuni resteranno vuote sarà destinata a restare tale”.

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