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SPECIALE EUmbria - Il presidente della Bce Draghi parla di prosperità europea. Quale futuro per l’Umbria?

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All’indomani del ventesimo anniversario dell’euro, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico alla Scuola Sant’Anna di Pisa, il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha rilasciato importanti dichiarazioni su varie questioni inerenti al processo di integrazione europea. Secondo Draghi, il mercato unico ha nel complesso accresciuto il benessere dei paesi europei, ma è ovvio che vada considerata anche l’altra faccia della medaglia. Infatti, l’apertura ai mercati ha aumentato la percezione di insicurezza delle persone, visti gli stimoli fisiologici alla competizione ed alla libera concorrenza. Sia in Europa che su scala globale.

Va ricordato che il mercato unico venne ideato quando l’economia europea stava vivendo un clima non proprio felice, cosicché i governi, in risposta alla bassa crescita, aumentarono i deficit di bilancio. Inoltre, rimuovendo le barriere non tariffarie che ostacolavano l’aumento di produttività, con la stagnazione del commercio interno all’inizio degli anni ’70, l’obiettivo del mercato unico si prefiggeva di rilanciare la crescita e l’occupazione, non dimenticando le garanzie per una rete di protezione atta a sostenere i costi sociali del cambiamento.

Chiedendosi quali siano stati i benefici di “un mercato e una moneta unici”, il presidente della Bce stima che gli scambi, nell’area euro, siano accresciuti sia in termini assoluti che come quota degli scambi tra Stati, salendo, in rapporto al Pil, dal 13% del 1992 al 20% di oggi. Nella stessa area sono inoltre aumentati gli “Investimenti Diretti Esteri” (IDE), una forma di internazionalizzazione delle imprese: in particolare il caso italiano conta un aumento del 36 % tra il 1992 e il 2010.

Draghi ha concluso affermando che "E' per questo che il nostro progetto europeo è oggi ancora più importante. E' solo continuandone il progresso, liberando le energie individuali ma anche privilegiando l'equità sociale, che lo salveremo, attraverso le nostre democrazie, ma nell'unità di intenti". Un messaggio di speranza e di augurio per la ripresa economica, ripresa che si spera avvenga anche nella nostra regione. L’Umbria è infatti protagonista di un declino ventennale di grandi dimensioni: se nel 1995 il Pil per abitante dell’Umbria era il 99% della media italiana, dopo 5 anni è sceso di un punto percentuale, precipitato poi al 91,7% durante la grande recessione nel 2010 e ulteriormente all’83,9% nel 2017. 

Inoltre, l’Umbria tra il 2008 e il 2014, ovvero nel periodo più duro della recessione, ha segnato il calo più pesante del Pil rispetto a tutte le altre regioni: la media nazionale è stata del -8,6%, e nel territorio umbro del -17,1% Sarebbe auspicabile dunque che la prosperità europea di cui parla Draghi si rifletta anche da noi, così da abbandonare lo status affatto lusinghiero di peggior regione italiana riguardo l’andamento del Pil.

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