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Umbria, andiamo sempre peggio: "Il precariato dilaga, crolla il lavoro a tempo indeterminato"

La crisi non molla la presa. Il nuovo allarme della Cgil: "Lavoro a chiamata aumentato del 100%, il Jobs Act è un fallimento"

Umbria, di male in peggio. L’aggiornamento dei dati dell’Osservatorio Nazionale sul Precariato dell’Inps sono impietosi. Numeri da brivido per il periodo che va da gennaio a ottobre del 2017 sul fronte lavoro. A riportarli è la Ires Cgil dell’Umbria. In poche parole “continua a diminuire il lavoro a tempo indeterminato e dilaga il lavoro precario e povero”. O, per dirla con le parole del presidente Ires Mario Bravi, “potremmo dire che l’unico dato certamente in crescita in Umbria è proprio l’aumento del lavoro precario e senza diritti”.

Il lavoro in Umbria, in buona sostanza, è più vicino alla sfera ontologica del miracolo. Secondo i numeri diffusi dall’Inps tra gennaio e ottobre 2017 si registrano “9.417 assunzioni a tempo indeterminato, 51.613 assunzioni a tempo determinato, 2721 stagionali, 4.753 apprendistato”. Il totale dei contratti di lavoro attivati in Umbria tocca quota “68.504”. Le cessazioni, invece, “sono state 58.457”. A questo punto il presidente Bravi spiega che “tenendo conto anche delle trasformazioni a tempo indeterminato da altri contratti, il complesso dei nuovi rapporti a tempo indeterminato è pari a 13.589, ovvero il 19,8% del totale dei nuovi contratti, una percentuale più bassa della media nazionale che è del 23,6%”.

E non finisce qui: “Inoltre – prosegue Bravi - , il saldo, sempre per quanto riguarda i tempi indeterminati, è negativo. Infatti, le cessazioni (15.153) sono superiori alle attivazioni sommate alle trasformazioni (13.589)”. Un quadro a tinte fosche? Siamo solo all’inizio. Secondo il report della Ires Cgil “sappiamo poi che il numero dei contratti non corrisponde al numero delle persone che proprio per la estrema precarietà e durata temporale sono costretti ad attivate più rapporti anche nell’arco di pochi mesi, non a caso in Umbria nel secondo trimestre 2017 (dice l’Istat) l’occupazione complessiva è diminuita. Con il dato - sottolineato anche dallo stesso istituto di statistica – che il 30% dei contratti ha una durata media di 1,4 giorni”.

In conclusione, con una grossa dose di amarezza, “si conferma  l’allarme occupazione in Umbria – sottolinea Bravi - , con l’esigenza di ridare dignità e diritti al mondo del lavoro, soprattutto giovanile. Infatti, finita la politica degli incentivi alle imprese crollano i tempi indeterminati, ma è evidente che non si può costruire il futuro dell’Umbria e del paese sul lavoro povero e precario”. E poi c’è la questione del Jobs Act: “E’ allarmante anche il fatto che nei primi 10 mesi dell’anno a livello nazionale il lavoro a chiamata è aumentato di oltre il 100%. I dati dimostrano il completo fallimento del Jobs Act, che non ha raggiunto l’obiettivo propagandato di creare lavoro stabile e nel frattempo ha visto dilapidare 18 miliardi di risorse pubbliche”. Crolla il Pil, crolla il lavoro, le vertenze si moltiplicano giorno dopo giorno. L'orlo del burrone è sempre più vicino.

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