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Cgil,non s'arresta la crisi in Umbria: "In 120mila rischiano di perdere il lavoro"

Presentano il II "Focus Economia" sull'Umbria a cura dell'Ires Toscana, la ricerca descrive una situazione per la regione che è quasi al punto di non ritorno: recessione, crollo del pil e boom di disoccupati

Non è certo un bel sentire, la crisi c'è e a quanto sembra si trascina in declino che s'aggrava sempre più. E' in uscita oggi l'aggiornamento del  'Focus Economia' sull'Umbria, curato dall'Ires Cgil Toscana, in collaborazione con la Cgil regionale, che lo testimonia in maniera inequivocabile. Una serie di dati negativi, in molti casi estremamente negativi, su quasi tutti gli indicatori dell'economia, in ulteriore peggioramento rispetto al quadro già critico delineato nel primo rapporto di gennaio 2013.

"Prosegue il nostro impegno di lettura e analisi della crisi insieme all'Ires Toscana – ha spiegato oggi nel corso della presentazione del rapporto Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell'Umbria – un impegno finalizzato a fornire un punto di vista diverso, quello del mondo del lavoro, sulla crisi che continua a strangolare la nostra regione".
 
Il declino del mercato occupazionale in Umbria esprime dati raccapriccianti, come ha spiegato Fabio Giovagnoli, direttore dell'Ires Toscana: "Non solo i dati sulla disoccupazione e sulla cassa integrazione 'patologica' sono impressionanti, ma anche laddove si crea nuovo lavoro, come nel terziario, questo è sempre più precario e meno pagato, mentre l'industria e il manifatturiero, dove il lavoro è di regola più 'buono', subiscono l'emorragia più forte".

Per rendere l'idea delle dimensioni del fenomeno basta dare un occhiata ai dati: 40mila disoccupati, 17mila cassaintegrati, 23 mila che non studiano, non lavorano e né sono in formazione, oltre ad esserci 40mila contratti a termine, per un totale di 120mila persone che in Umbria non hanno un lavoro o rischiano di perderlo nel breve periodo.

I disoccupati in particolare sono cresciuti in un anno del 53% (se erano due ora sono tre), mentre gli occupati calano dell'1,4%. "Un effetto evidente della riforma Fornero - come hanno spiegato Marco Batazzi e Franco Bortolotti, i due ricercatori dell'Ires che hanno materialmente curato il rapporto - che trattiene al lavoro le persone anziane, bloccando di conseguenza l'ingresso dei giovani che vanno a ingrossare le fila di chi cerca un lavoro". La disoccupazione giovanile (15-24 anni) subisce un'impennata clamorosa, passando dal 22,8% del 2011 al 35,9% del 2012. Ma anche il tasso generale di disoccupazione a fine 2012 raggiunge l'11,4%, il livello più alto degli ultimi 18 anni.

Se poi passiamo a considerare i dati macroeconomici ci si accorge che il Pil regionale ha subito tra il 2007 e il 2011 una perdita di un miliardo di euro, che in termini percentuali significa un calo di circa il 7%, un dato nettamente peggiore di quello medio nazionale e che risulta il più alto tra le regioni del centro Italia. La Toscana ad esempio ha perso nello stesso periodo il 2,5%. "Con questi numeri - ha osservato Giovagnoli - non si può più parlare di miraggio della crescita, perché qui il miraggio è la crescita zero". Il passo successivo è scontato: meno ricchezza (anche le retribuzioni sono in calo nel 2011) vuol dire inevitabilmente meno consumi. Nel 2012 le vendite al dettaglio in Umbria si sono ridotte dell'8,2% e anche il settore alimentare, che finora aveva retto meglio (per ovvi motivi), fa registrare una forte flessione. Tengono solo le grandi catene, dove si può trovare l'occasione per risparmiare.

"Noi crediamo che di fronte a questa situazione catastrofica, perché non la si può definire altrimenti, non si possa più aspettare - ha osservato Mario Bravi in chiusura di conferenza stampa - Per questo come Cgil abbiamo presentato lo scorso febbraio un Piano per il Lavoro, che è la vera emergenza per l'Umbria e per l'Italia. Crediamo che il Governo debba passare dai titoli ai fatti, chiudendo con le politiche del rigore e dell'austerità che ci hanno portato a questa situazione e mettendo in campo consistenti investimenti pubblici per far ripartire l'occupazione e dare speranza al Paese".

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