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Economia

Crisi, gli umbri sono depressi: risparmi su tutto meno che su sigarette

La Fipe ha fatto il quadro desolante sui consumi: rispetto al paese aumentano gli acquisti di tabacco, crollano vestiti, cibo e persino le spese per il tempo libero. Ma c'è di peggio: meno 20% per l'istruzione

C’è la crisi. La disoccupazione avanza. Le sigarette, quelle che una volta si sarebbero chiamate le “bionde”, sono l’unica voce di spesa del paniere umbro dove gli acquisti sono aumentati del 2,4 contro magari un meno 25 per cento per l’istruzione e la formazione professionale. Praticamente una follia tutta Umbra se si considera che a Trento la voce tabacco per risparmiare in salute e in soldi è scesa del 30 per cento mentre nelle vicini Marche c’è un incremento del 99 per cento. Tradotto: siamo per le statistiche della Fipe Umbria un popolo depresso, senza lavoro, che non cerca riscatto e che si cura a suon di sigarette e paradossalmente facendo più visite sanitarie nelle strutture mediche.  

Significativi due dati su tutti: le spese per alimenti e bevande sono diminuite del 7,1%, contro la media nazionale di –6,7% (in valore assoluto sono 456 euro l’anno in meno); ma addirittura drammatico è l’andamento di abbigliamento e calzature, che fa registrare in Umbria un –20,9% (pari in valore assoluto a circa 435 euro all’anno sulla spesa di settore), il dato peggiore di tutto il Centro Italia, ben superiore al dato medio nazionale, pari a –11,3%.  Le spese per l’abitazione (compresi combustibili ed energia) si avvantaggiano del fatto di essere spese perlopiù obbligate e pertanto i tagli ci sono stati ma in modo assai limitato: in Umbria, con un –2%, la riduzione è comunque superiore alla media nazionale, pari a -0,4%.
 
Gli umbri non si concedono neanche un po’ di svago: sul tempo libero, cultura e giochi, nel quale sono compresi anche i consumi fuori casa, l’Umbria fa segnare un –10,1%, quasi il doppio del decremento medio italiano (-5,8%), che tradotto in valori assoluti significa circa 150 euro in meno all’anno.    
 
“I dati del focus Fipe – sottolinea il presidente della Confcommercio della provincia di Perugia Giorgio Mencaroni - sono una ulteriore sottolineatura della vera emergenza italiana ed umbra, ovvero consumi in recessione e sviluppo bloccato. I provvedimenti del Governo non hanno fatto che accentuare tali dinamiche, che a livello umbro sono ancora peggiori rispetto al trend nazionale. Un elemento di cui le istituzioni locali, nel momento in cui si accingono a prendere decisioni su tasse e tariffe, debbono tenere ben conto: la coperta ormai è cortissima, le imprese sono allo stremo, quello che serve sono provvedimenti che ridiano fiato al mercato e aprano uno spiraglio alla crescita”.  

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