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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Spoleto

Banca Spoleto, gli ex soci contro i commissari: "Qualcosa non torna: ci affidiamo alla magistratura"

Una lunga conferenza stampa alla quale ha preso parte anche l'ex numero uno della finanza umbra Giovannino Antonini. La risposta dei commissari: "Tutto regolare, la Banca era in piena emergenza"

Tutto sembra girare intorno alla Nit Holding di Hong Kong. La vera domanda che si sono, infatti, posti gli ex vertici della Banca Popolare di Spoleto è: “La proposta della Nit Holding era realmente priva di requisiti o la si è voluta cestinare per cedere l'istituto di credito umbro al Banco Desio?”. Una domanda che può trovare risposta solo grazie alle indagine che sta svolgendo la Procura di Spoleto, ma che torna comunque prepotente durante la conferenza stampa che si è tenuta oggi in Provincia, alla quale, oltre alla schiera di avvocati che hanno lavorato all'esposto presentato alla procura, era presente anche l'ex re della finanza umbra Giovannino Antonini. Seduto in ultima fila e in religioso silenzioso.

“Come ben sapete – ha esordito il presidente Ugolini - la nostra iniziativa come associazione inizia nell'ottobre 2013, quando ormai si era aperta la cessione della banca. Da qual momento in poi abbiamo cercato rendere i nostri 21mila soci ancora protagonisti della Bps”. Insomma ridate a Cesare quel che è di Cesare. È questo lo scopo di chi nella Banca Popolare di Spoleto ha investito e si è visto improvvisamente crollare il pavimento sotto i piedi.

Se gli ex vertici avessero, infatti, ragione, il danno stimato va dai 300 ai 350 milioni di euro. Ma non è solo questo il nocciolo della questione. Gli utili degli azionisti sembrano passare in secondo piano, quando si sottolinea che “era stato chiesto l'annullamento del commissariamento con una sentenza del Consiglio di Stato”. Sentenza che alla fine, per motivi incomprensibili, almeno per Ugolini, “non è stata rispettata, decidendo così di procedere con il piano stabilito: cedere la Bps al Banco Desio”.

I sospetti crescono, quando in conferenza stampa vengono elencate una serie di anomale: prima fra tutte la ormai triste celebre “assemblea della vergogna”, durante la quale, in un sabato nero, anzi nerissimo per il sistema creditizio umbro, si decise il nuovo “assetto” della Bps. Delle votazioni finali, almeno stando a quanto emerso in conferenza, non vi è traccia alcuna.

E se le accuse nei confronti dei coinvolti pesano come macigni, si va dalla truffa alla corruzione, c'è chi urla a gran voce la parola “aggiotaggio”. Secondo, infatti, i creditori c'è chi avrebbe operata valendosi di informazioni riservate o divulgando notizie false o tendenziose per alzare o abbassare le quotazioni, allo scopo di avvantaggiarsi a danno dei risparmiatori o dei consumatori. Parole grosse, insomma, che sembrano complicare ancor più una vicenda che appare tutto fuorché semplice.

I commissari – Deve essere arrivati nelle mani anche dei commissari l'esposto, dato che mentre si teneva la conferenza stampa, Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro, Nicola Stabile, già Commissari Straordinari della Banca Popolare di Spoleto, hanno tenuto a specificare: Le rilevanti perdite verificatesi nella gestione della Banca Popolare di Spoleto che hanno determinato crisi e commissariamento, hanno avuto come effetto la necessità di un aumento di capitale non inferiore a  130 milioni di euro. Nonché la ricerca di un nuovo socio che potesse sviluppare un efficiente piano industriale.

E per quanto riguarda la proposta della Nit Holding? Ecco la risposta dei Commissari: “In proposito, si deve rilevare che la documentazione offerta da tale società, che avrebbe dovuto attestare la solidità economica, è risultata del tutto inattendibile, tant’è che i sottoscritti Commissari Straordinari hanno depositato ben tre esposti alla Procura della Repubblica di Spoleto proprio in relazione alla non veridicità dei documenti depositati. D’altra parte la stampa locale si era già occupata di altre iniziative non andate a buon fine di questa società. L’esclusione dal procedimento di selezione degli offerenti di Nit Holding è stata comunicata dagli scriventi all’interessata con adeguata motivazione e si precisa inoltre che, quanto meno nel mercato Europeo, l’acquirente di una Banca deve avere particolari requisiti di serietà e solidità finanziaria. In definitiva, per usare un’espressione colorita, la vicenda della Nit Holding sembra essere una “patacca” e su di essa si fonda per buona parte l’esposto alla Procura della Repubblica”.

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