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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, investiti 230 milioni di euro: ecco come sono stati spesi

Il bilancio di 25 anni di attività presentato dal Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia Giampiero Bianconi durante il convegno sulle fondazioni bancarie

Un futuro sostenibile con un occhio particolarmente attento alle categorie disagiate. E quello che ha ribadito il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia Giampiero Bianconi durante il convegno sulle fondazioni bancarie. Dal 1992 ad oggi la Fondazione perugina ha erogato risorse per oltre 230 milioni di euro. In linea con il trend nazionale la parte più consistente delle risorse è andata all’Arte (88 milioni di euro), seguita da Salute pubblica (40milioni), Educazione, istruzione e formazione e Ricerca scientifica e tecnologica, entrambe intorno ai 29 milioni, dallo Sviluppo locale con 24,5 milioni e, ancora, dall’Assistenza agli anziani e dal Volontariato, per i quali complessivamente sono stati investiti circa 17 milioni di euro.

L’esperienza perugina si è quindi caratterizzata per una grande attenzione riservata alla sfera sociale, con sanità, assistenza sociale, volontariato e terzo settore che hanno coperto ben il 26% delle erogazioni, per un ammontare di quasi 50 milioni di euro sul totale dei 230 milioni di euro distribuiti.

“Ma si può fare di più. Di fronte alle conseguenze negative causate dalla forte recessione del sistema economico, prime fra tutte la disoccupazione e la riduzione della capacità di spesa delle famiglie - ha commentato il Presidente Giampiero Bianconi - oggi le Fondazioni sono chiamate a rivolgere un’attenzione crescente alla sfera del sociale, col preciso obiettivo di offrire un sostegno a tutti coloro - giovani, famiglie e anziani - che si trovano a vivere situazioni di disagio economico o di povertà o che soffrono per situazioni legate al loro stato di salute. Questo vale a maggior ragione per il fatto che si è anche aggravata la situazione dei conti pubblici e si è ridotta la forza d’intervento della macchina pubblica“. 

Ma anche per le Fondazioni la situazione non è tutta rose e fiori. Infatti, seppur sono sempre più chiamate ad un ruolo di integrazione e supplenza rispetto ad un settore pubblico che dispone di sempre meno risorse finanziarie, a causa di rendite minori e di costi elevati tutto ciò comporta una maggiore selettività e razionalizzazione degli interventi e impone criteri di scelta che siano davvero rispondenti alle necessità del corpo sociale”.

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