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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Perugia, sciopero a oltranza e presidio davanti ai cancelli: 80 posti di lavoro a rischio cancellazione

Due giorni di sciopero e un presidio davanti ai cancelli. La Filt Cgil dell’Umbria “esprime tutta la sua vicinanza ai lavoratori diretti ed indiretti dell’azienda Artoni Trasporti, che da due giorni sono in sciopero continuativo ed in presidio. Ormai da tempo erano note le difficoltà dell’azienda, ma nell’ultimo periodo la Fercam (altro grande soggetto della logistica), si era accredita come “compratore” dell’Azienda Artoni, avviando addirittura le procedure previste, salvo poi sfilarsi all’ultimo minuto, dopo essersi presentata al tavolo nazionale con una posizione irricevibile e pretestuosa”.

E ancora: “Come Organizzazione Sindacale, rilanciando quanto già espresso dalle Segreterie Nazionali di Categoria, denunciamo l’atteggiamento irresponsabile e sciagurato della Artoni Trasporti tenuto negli ultimi anni e la spregiudicatezza imprenditoriale di Fercam, elementi che stanno mettendo pesantemente a rischio più di 3000 posti di lavoro a livello nazionale. Nella nostra regione ormai da due giorni i lavoratori coinvolti, circa un’ottantina tra diretti, cooperative di facchinaggio, “padroncini” e trazionisti, dislocati nelle due filiali di Perugia e Terni, scioperano insieme ai colleghi di tutta Italia per chiedere la riapertura del tavolo nazionale. Se nelle prossime ore non giungeranno novità sostanziali, la nostra regione, rischia di perdere ulteriori 80 posti di lavoro, che in un contesto già profondamente impoverito, andrebbero a ingrossare le fila numerose di coloro che il lavoro lo hanno già perso”.

Una vicenda che “indigna e scandalizza poiché, quanto sta accadendo è solo frutto di incapacità gestionale da parte della Artoni Trasporti e rapace opportunismo da parte della Fercam, dove in mezzo a tutto ciò rischiano di rimanere schiacciati 3000 lavoratori italiani di cui 80 nella nostra regione. Auspichiamo pertanto che prima possibile venga aperto il tavolo Ministeriale al Mise, come richiesto dalle Segreterie Nazionali”.

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